Regia di Oliver Siu Kuen Chan vedi scheda film
Far East Film Festival 21 – Udine.
Per quanto possa essere dura e imporre sofferenze che abbattono il morale, la vita offre sempre una seconda occasione. Magari non sufficiente a riavvolgere il nastro del tempo, ma almeno di entità tale da riportare un raggio di sole.
Quando il destino incrocia le traiettorie di due individui in difficoltà e senza reali prospettive, ha luogo una congiunzione astrale che potrebbe aprire porte altrimenti impensabili.
Da anni, Leung (Anthony Wong) è costretto a vivere su una sedia a rotelle. Con il figlio lontano per gli studi universitari e una sorella (Cecila Yip) di pessimo umore, gli unici momenti lieti derivano dall’amicizia con Fai Cheung (Sam Lee).
Inoltre, ha sempre avuto problemi con le badanti che, per un motivo o per l’altro, vengono ripetutamente sostituite. Dopo le prime schermaglie, tutt’altro che benauguranti, con la giovane Evelyn Santos (Crisel Consunji) sembrerebbe instaurarsi un dialogo proficuo, in entrambe le direzioni di marcia.
Sostanzialmente, Still human è un apocrifo di Quasi amici, con il quale condivide la quasi totalità dei tratti distintivi, per tenore del racconto, scansione del percorso, tipologia di personaggi e responsabilità degli attori di avvicinare empaticamente il pubblico.
Pertanto, le note spaziano dal dolce all’amaro, con scontrosità e dolcezza chiamate a darsi il cambio ripetutamente, all’interno di un viatico che tende al sereno, aprendo squarci pesantemente edulcorati pur non rinunciando a barlumi realistici.
Un’impostazione confortevole che fa leva sulla descrizione dei personaggi e sulle qualità degli interpreti. Per quanto riguarda il primo punto, offre l’occasione ideale per abbattere le pareti del pregiudizio, quantunque non abbia alcuna intenzione di avventurarsi in campi minati (insomma, propone senza approfondire). Per il secondo, Anthony Wong, pur allontanandosi dai ruoli prediletti (The mission, Infernal affairs, Vendicami), riveste i panni del mattatore assoluto, mentre Crisel Consunji risponde con spontaneità e freschezza.
Insieme, contribuiscono a completare la formula magica che non sbaglia mai, almeno agli occhi degli spettatori, che somma il carisma di lui alla bellezza di lei e a un messaggio universale di tolleranza e comprensione, con l’aggiunta di sorrisi rasserenanti e, subordinatamente, di qualche lacrima.
Alla fine, ne scaturisce un infuso dagli angoli smussati, con una metrica elementare ed equivoci spiritosi principalmente frutto del miscuglio linguistico attuato, ma anche forzature buoniste, per cui delusioni e disillusioni vengono spazzate via con un tocco di bacchetta magica.
Commovente (senza ritegno), (auto)ironico e condiscendente.
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