Regia di Douglas Sirk vedi scheda film
“La calunnia è un venticello | Un'auretta assai gentile | Che insensibile sottile | Leggermente dolcemente | Incomincia a sussurrar”. Ve la ricordate l’aria rossiniana? Beh, se non vi viene in mente, fa niente. C’è sempre il vento di mezzo (sia effettivo che metaforico), nonché la calunnia, spannung della storia. La quale (la storia, s’intende) oggi potrebbe essere benissimo un plot per una soap opera – anche se le future assonanze con Dallas sono palesi, sin dal mestiere dei protagonisti (petrolieri). Douglas Sirk orchestra con soave eleganza un infiammato melodramma per la serie “anche i ricchi piangono” (ma anche “che deliziosa famiglia!”, serie molto sarcastica e dai molti modelli). Forse è il melodramma per eccellenza o comunque di una sua particolare tendenza. Ne è certamente uno degli esemplari più notevoli, se non altro perché si incontrano tutte quelle caratteristiche che rendono il mélo quel gran genere cinematografico che è: brucia di passione ardente, cresce a poco a poco dosando precisamente gli ingredienti a disposizioni, filtra la materia sentimentale in modo incandescente, c’è la perfetta convivenza tra personaggi ed ambienti (vuoi sfarzosi, vuoi umili). È un dramma perfino tragico nel suo ineluttabile corso delle cose. I detrattori ne denunciano la stilizzazione dei personaggi e l’inconsistenza della trama: eppure il film c’è (eccome!), pulsa di emozioni vive e vivide, si articola con accurata diligenza. Funzionale e bellissima fotografia che illumina plasticamente le immagini e un cast perfetto, specie Dorothy Malone (premiata con l’Oscar) e Rock Hudson, ma non son da meno Lauren Bacall e Robert Stack, coppia moderatamente infelice. I titoli di testa possono ritenersi seminali: la presentazione degli attori volto-nome regge ancora oggi anche nella più mediocre fiction televisiva. Memorabile la sequenza del ballo scatenato di Malone mentre il padre muore rotolando per le scale.
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