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Three Husbands

Regia di Fruit Chan vedi scheda film

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La recensione su Three Husbands

di alan smithee
8 stelle

locandina

Three Husbands (2018): locandina

FEFF 21 – UDINE: CONCORSO

politically charged sex drama”

Nella Hong Kong di oggi un gruppo di operai occupati in un cantiere presso l'enorme porto cittadino, trova giovamento e soddisfazione dopo le fatiche del lavoro, dedicandosi al piacere nella barca ove esercita l'insaziabile e procace Mui, una ragazza completamente dedita alla sua attività ed insaziabile, pronta a creare dipendenza presso la vicina forza lavoro maschile.

Il giorno in cui lo smilzo operaio simil-nerd“ soprannominato Quattrocchi”, frequentata la ragazza, se ne invaghisce in modo irrinunciabile al punto di richiederla in sposa, questa accetta a patto che l'uomo riconosca anche il bambino che ella alleva, concepito da chissà quale unione.

Verrà riscattata dal suo attempato marito e andrà a vivere col nuovo giovane marito, spossandolo con le sue esigenze sessuali dapprima assai apprezzate dal giovane, poi divenute sempre più difficili da accontentare. Andata a vivere in un fatiscente mini appartamento con neo marito e suocera, la ragazza patirà inoltre un disagio enorme nell'essere allontanata dall'ambiente marino, dal dondolio della barca ove esercitava con tanto successo il suo lavoro di squillo.

scena

Three Husbands (2018): scena

scena

Three Husbands (2018): scena

Il marito, disperato, deciderà di ricondurla in barca presso il primo coniuge, e inizierà un ménage a trois a cui si aggiungerà pure un terzo elemento, il capo ancor più anziano del giovane neo consorte.

A quel punto, ritrovato un certo equilibrio di base, il problema sarà affrontare l'ira delle moglie del quartiere marinaro della zona operaia lungo il porto, unite dall'ira e dall'invidia di vedere ognuno dei propri mariti in coda a cercare di soddisfare l'infaticabile Mui, la cui professione diviene più una cura contro un desiderio sempre più incontenibile, che un mero business per andare avanti.

Concepito come l'epilogo, malizioso ed audace, ma in fondo anche molto più poetico di quanto possa apparire a tentare di raccontarlo - sminuendolo inevitabilmente - di una trilogia (invero troppo poco nota, almeno nel mondo Occidentale), che l'autore, il grande Fruit Chan, ha inteso dedicare alla prostituzione, iniziata nel 2000 con Durian, Durian, e proseguita l'anno successivo con Hollywood Hong Kong, Three husbands è un ironico e smaliziato inno al sesso come estremo rimedio di salvezza contro un imbarbarimento della civiltà, tutta protesa a lavorare tutta una vita per risparmiare e trovarsi un loculo di appartamento con cui poter intravedere un orizzonte di certezza che spesso si rivela inesistente, sopraffatto da mille altri pericoli in agguato non preventivati.

scena

Three Husbands (2018): scena

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Three Husbands (2018): scena

A Hong Kong la situazione attuale è questa, con una popolazione in netto divario tra una minoranza di ricchissimi e la folla che affanna ed aspira continuamente ad un rango superiore a cui difficilmente ha possibilità di accedere.

Mui aspira, tramite l'amore fisico, tramite il sesso assoluto, ad un'estasi che crea dipendenza e unioni strambe ed improbabili, come associazioni mosse da scopi che iniziano col lucro, ma finiscono per tendere ad una armonia che nemmeno gli stessi membri di quel bislacco centro familiare è perfettamente in grado di intendere ed interpretare, vivendone semplicemente l'estasi positiva del momento.

scena

Three Husbands (2018): scena

Reso potente da inquadrature simboliche e stranianti di ammassi di cemento e metallo di palazzi dalle altezze vertiginose, dai quali si libra leggero un vestito da sposa che precipita lentamente nel vuoto inghiottito dal corso degli eventi, l'ultima fatica di Fruit Chan è l'ennesima conferma della potenza espressiva, visiva e concettuale di un grande, versatile, e difficilmente catalogabile uomo di cinema, sempre disposto a procede sulla propria via ispirativa anche quando la strada risulta impervia e fronteggiata da istacoli apparentemente invalicabili.

Alla riuscita di questa opera straniata ad alto tasso erotico, contribuisce non poco l'interpretazione ispirata, ed in certi momenti davvero sconvolgente per l'espressività che l'attrice riesce a conferire al suo inquietante personaggio di sirena tentatrice, fornita dalla opulenta Chloe Maayan, fisico giunonico irrobustito per l'occasione, femmina dall'erotismo felliniano travolgente e dalla esuberante carica sessuale esternata con dirompente ironia e vitalità. Volto reso grottesco da una impassibilità quasi ottusa che anela al raggiungimento di un desiderio che pare una sensazione non percettibile alla povera, greve umanità troppo presa con le sue mere questioni materiali del tutto inutili e senza vero costrutto se non un'apparente traguardo di sicurezza economica, spesso del tutto infondato o fasullo.

Il film più eroticamente e coraggiosamente sfrontato del FEFF nr. 21, e probabilmente il più valido e potente della sezione Concorso.

 

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