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Alice e il sindaco

Regia di Nicolas Pariser vedi scheda film

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La recensione su Alice e il sindaco

di Furetto60
7 stelle

Film francese, nell'accezione più nobile del termine. Asciutto essenziale e diligente. Bella prova di Fabrice Luchini e di Anaïs Demoustier

La giovanissima Alice si dirige a passo svelto verso il municipio di Lione, attraversa le strade, scende le scale, entra nel solenne palazzo, sotto gli immensi lampadari di cristallo, lungo i corridoi che la portano a un piccolo e anonimo ufficio. Non è spaventata, ma molto curiosa di capire cosa dovrà fare. Non si sa nulla di lei, se non che ha lasciato Oxford per un impiego cancellato prima ancora del suo arrivo. Dopo pochissimo, è scaraventata nel vivo dell’azione. Il sindaco di Lione,alias Fabrice Luchini,dopo trent’anni di politica, è piuttosto stanco, demotivato e non ha più tanta voglia di fare questo lavoro, procede per inerzia. La politica è stata il suo mondo, la sua passione, la sua missione. Eppure le idee che una volta «venivano da sole» ormai latitano. Per tornare a costruire un pensiero ci vuole un aiuto, appunto Alice l'incantevole Anaïs Demoustier, che accetta con entusiasmo, ma anche con grandi dubbi, è una ragazza acqua e sapone, ma dotata di grazia e sensibilità, ha fatto ottimi studi umanistici ma non ha ancora trovato il suo posto nel mondo. L'ideale per ripartire. Così il sindaco, la nomina suo consigliere particolare. Modestia”, dice il primo appunto che Alice gira al sindaco, che subito ne resta colpito. Il politico crede nella crescita e nell’ingegnosità umana, la giovane filosofa insiste: “Possiamo solo gestire la penuria, e sono trent’anni che con il vostro atteggiamento non avete risolto nessun problema” Il sindaco sa perfettamente chi è, il suo ruolo, la sua posizione e dunque la sua identità, è un uomo di sinistra, un socialista che ha sempre creduto nei suoi ideali, che sono diventati la sua ragione di vita, per i quali ha sacrificato tutto, eppure è smarrito, ammette di non riuscire a sfornare nuove idee da trent’anni, ma disposto ad ascoltare. Alice, al contrario, non ha punti di riferimento, ma neanche pregiudizi, se non la sua capacità di ragionare e di attingere al suo patrimonio culturale, però può aiutarlo a ritrovarsi proprio perché le è data la possibilità di essere ascoltata. La sua indefinitezza comporta anche malleabilità, flessibilità, capacità di adattamento. Guardando un po’ a Rohmer suo ideale maestro e citando filosofi e grandi intellettuali, Pariser gira un film politico, senza nascondere le storture del sistema, ma provando a riportare la politica alla sua dimensione più naturale e sana: la capacità di confronto e di ascolto. Alice e il sindaco, infatti, si sforzano di dialogare per costruire qualcosa di normale e di utile, da sembrare impossibile per i più. Lo mostra bene il bellissimo piano sequenza, in cui spalla a spalla, scrivono, inutilmente il discorso per proporsi per la corsa all’Eliseo: lei suggerisce, lui esegue, lei corregge, lui fa tesoro dei suggerimenti. D’altra parte “la politica è pensiero in movimento”, dice Pariser, ed è capacità di ascolto. Tuttavia quando Alice diventa la confidente preferita e pedina insostituibile, il “cerchio magico” o per meglio dire la “corte dei miracoli” che attornia il politico, insorge rimettendola in riga, cioè allontanandola a dimostrazione di quanto incidano altri fattori sulle vicende politiche e umane: l’ambizione, l’invidia, l’arrivismo e tante altre “virtù” degli uomini e delle donne ovviamente. Il ritiro coatto del sindaco e la sua dolorosa rinuncia al discorso studiato con tanta passione, che su decisione del partito, qualcun altro terrà, sono il logico corollario di quest’amara parabola.

 

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