Regia di Bruno Dumont vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 72 - UN CERTAIN REGARD Pareva irrefrenabile la Jeannette d'Orlean, di cui Dumont ci continua a raccontare le note vicissitudini, ora in un secondo capitolo che ne conclude l'eroica avventura terrena, amara a tal punto da trasformare la protagonista qui ancora bambina, da eretica ad eroina santa, simbolo universalmente noto della sua patria, quella terra di Francia spesso contesa e soggiogata dalla interferenza inglese.
Un secondo capitolo con cui, al pari di Jacques Rivette, pure lui autore di un dittico sulla "pucelle d'Orleans", il cinesta Dumont ci accompagna lungo la fase declinante dell'eroina, che lo stesso regista continua a vedere e rappresentare come tenera ma determinata adolescente (una vera e propria "pucelle") protesa con ogni sua forza e determinazione a rendere libera Orleans e tutta la sua terra. La Jeanne di Dumont, capitolo seoarato ed individuale più dialogato del precedente "Jeannette", strutturato invece come un bizzarro e scatenato musical, è costruito magnificamente per risultare una versione ironica, drammatica, lirica e toccante con i lunghi tempi dedicati alle belle canzoni struggenti che una voce femminile intonata, ma tendente al rauco, pare improvvisare anche quando proveniente a sorpresa da bocche di esseri umani improbabili o davero poco congrui per possedere quel timbro magico.
L'effetto, emotivamente straziante sul nascere che Dumont ricrea con strategia ben calcolata, a volte strappa anche risate divertite, alternate ad un partecipato raccoglimento verso quello che diviene il racconto drammatico di una passione, di un martirio scelto con deliberata fierezza ed orgoglio. Sconcerto per l'affronto arguto, e pure divertimento malizioso, viene inoltre a provarsi ogni volta che assistiamo alle deliberate incongruenze storiche che costellano la pellicola, tra le quali spiccano, oltre a certe caratteristiche un po' sfrontate di abiti moderni tipo pantaloni attillati che sembrano jeans, di certo e soorattutto le prigioni ricostruite tra i fortini di cemento armato che ricoprono le coste del nord del paese, residuo bellico dello sbarco in Normandia del 1944.
Dumont non rinuncia alle asimmetrie mostruose ed insieme artistiche dei visi deformi magnifici dei suoi interpreti, alla recitazione volutamente grottesca e forzata dei suoi attori spesso improvvisati, lasciando tutto il tempo necessario alla mdp per perdersi nel volto solare ed ostinato della bella giovane attrice (Lise Leplat Prudhomme) chiamata a rendere la più giovane delle Giovanna d'Arco che il cinema abbia mai creato.
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