Trama
Ermanno passa i suoi giorni tra piccoli furti e lunghe sedute davanti alle slot machine, in attesa di una svolta nella sua vita. Lena invece arriva in Italia per vendere la bambina che porta in grembo e poter così iniziare una nuova vita. I due fingono di essere una coppia in modo che Fabio, lo zio di Ermanno, sterile e disposto a pagare per avere la figlia che lui e sua moglie Bianca non possono avere, possa ottenere l'affidamento della bambina in maniera veloce attraverso un'adozione tra parenti. Per procedere con l'adozione però, Ermanno e Lena devono essere convincenti agli occhi di tutti. Sole, la bambina, nasce prematura e deve essere allattata al seno prima di essere consegnata a Fabio e Bianca. Lena è in difficoltà e cerca di restare fredda e negare il legame con la figlia. Un muro di silenzio si alza tra lei ed Ermanno, che inizia a prendersi cura della bambina come se fosse sua.
Approfondimento
SOLE: COSA SIGNIFICA ESSERE PADRE
Diretto da Carlo Sironi e sceneggiato dallo stesso con Giulia Moriggi e Antonio Manca, Sole racconta la storia dell'incontro tra due giovani, Ermanno e Lena, e del loro diverso modo di affrontare la genitorialità. Ermanno è un ragazzo che passa i suoi giorni fra slot machine e piccoli furti. Lena arriva in Italia per vendere la bambina che porta in grembo e poter iniziare così una nuova vita. Ermanno deve fingere di essere il padre della bambina per permettere a suo zio e alla moglie, che non possono avere figli, di ottenere l'affidamento in maniera veloce, attraverso un'adozione tra parenti. Sole, però, nasce prematura, e deve essere allattata al seno: mentre Lena cerca di negare il legame con sua figlia, Ermanno inizia a prendersi cura di loro come se fosse il vero padre.
Con la direzione della fotografia di Gergely Poharnok, le scenografie di Ilaria Sadun, i costumi di Olivia Bellini e le musiche originali di Teoniki Rozynek, Sole viene così raccontato dal regista in occasione della partecipazione al Festival di Venezia 2019 nella sezione Orizzonti: "Sin da giovane mi sono chiesto come sarebbe stata la mia vita se fossi diventato padre: cosa significa diventare padre, diventare genitori? Ovviamente non ha a che fare semplicemente con il mettere al mondo una creatura con il proprio corredo genetico, ma piuttosto con un cambio di approccio rispetto alle proprie prospettive, alle proprie aspettative. Cosa si prova a posare lo sguardo su una creatura appena nata di cui ti devi prendere cura, di cui ti senti responsabile? Mi sono chiesto se potrei mai diventare il padre di un bambino non biologicamente mio, un percorso forse meno usuale ma non per questo meno concreto. Sole è il tentativo di rispondere a questa domanda".
"L'ho fatto attraverso un caso limite, una storia fuori dall'ordinario, che parte però da una ricerca sul campo", ha proseguito Sironi. "In Italia la maternità surrogata è vietata dalla legge, ci sono molti espedienti illegali nel mondo delle adozioni, dove il traffico di neonati è una realtà concreta. Ho iniziato a documentarmi e ho immaginato un "caso" come quello raccontato nel film. A quel punto ho contattato la Presidentessa del Tribunale dei Minori di Roma, che mi ha confermato che aveva affrontato personalmente episodi di quel tipo. Ho continuato la mia ricerca e ho capito che ciò che volevo raccontare non era il mondo che si nasconde dietro alla tratta dei neonati, ma una storia privata: la storia di un ragazzo che, chiamato a fingersi padre, arriva a sentirsi padre davvero. Un percorso di identificazione attraverso l’interpretazione di un ruolo fittizio. Dall'altra parte volevo raccontare una ragazza che, decisa a vendere la propria figlia, si trova ad affrontare tutti i conflitti emotivi che scaturiscono dal contatto forzato con la figlia e dal legame inaspettato con un ragazzo sconosciuto.
Soprattutto ho sentito sin da subito che volevo trattare con una delicatezza quasi paradossale una storia sulla carta molto cruda, perché credo che proprio nei contesti più impensati possiamo trovare quella tenerezza, quel sentimento che può darci la spinta per cambiare vita. Di fronte a me ho visto la possibilità di raccontare una storia d'amore, ho capito che mi trovavo su un terreno nuovo per me e proprio per questo volevo andare fino in fondo.
Credo che vedere un film regali allo spettatore una sorta di potere divinatorio: a volte, nonostante non abbia tutte le coordinate, e anzi spesso proprio per questo, è capace di sentire, di indovinare ciò che il personaggio sta pensando, ciò che prova, senza bisogno di parole. Ho voluto ricercare quella sensazione. Ho cercato un linguaggio essenziale che restituisse la condizione emotiva dei personaggi, quella sorta di immobilità affettiva che hanno all'inizio del film nonostante tutto ciò che accade loro, un linguaggio aperto a mostrare tutta la complessità dei sentimenti che iniziano a provare e che scalfiscono le loro gabbie emotive. Ho cercato la semplicità, la sintesi e in questo percorso ho cercato di fare miei alcuni dispositivi del cinema classico. Anche la scelta del formato 1:1.33 va in questa direzione: mi ha aiutato molto a sintetizzare, a dimenticare ogni possibile ricercatezza e a concentrarmi sui personaggi di Ermanno e Lena.
Che Ermanno dovesse essere un attore non professionista mi è stato chiaro sin da subito: volevo ci fosse una inconsapevolezza di fondo in chi l’avrebbe interpretato. Claudio Segaluscio si è dimostrato da subito perfetto, con quella sua distanza apparente e quel dolore negli occhi misto a una grande dolcezza. Ma ero altrettanto sicuro che Lena, invece, dovesse essere un'attrice professionista: volevo che la sua maggiore preparazione si sentisse nel rapporto con Ermanno. Abbiamo iniziato i casting in vari paesi dell'Europa dell'est, finché abbiamo trovato Sandra, con la sua leggerezza un po' infantile e quella presenza quasi fantasmatica. Ho capito sin da subito che il suo modo di interpretare il personaggio era ben più interessante di quello che avevo in testa. Ha imparato l'italiano per il film, ma conosceva soltanto le battute, lavoravamo in inglese. Claudio invece non si sentiva tranquillo a parlare in inglese. I miei due protagonisti non potevano comunicare fra di loro: potevano farlo solo in scena, attraverso parole e sguardi tracciati insieme.
Per mettere a fuoco cosa dovevano restituire quegli sguardi mi ha aiutato molto il testo di una canzone che amo sin da quando ero adolescente, Brand New Love dei Sebadoh: Every tought could be the beginning of the brand new tangled web you're spinning, anyone could be a brand new love. Ho capito che avevo voglia di filmare il momento descritto in quelle parole, quel momento in cui inconsapevolmente, da uno sguardo, da un pensiero non ancora chiaro, nasce quel "brandello di rete" con cui l’amore ci avviluppa senza che ancora ce ne rendiamo conto.
Ecco: io volevo filmare quello sguardo, quel pensiero, viverlo insieme ai miei protagonisti".
Il cast
A dirigere Sole è Carlo Sironi, regista e sceneggiatore italiano. Nato a Roma nel 1983, Sironi a 18 anni ha iniziato a studiare fotografia e a lavorare nel cinema come aiuto operatore e in seguito come assistente alla regia. Sofia, il suo primo cortometraggio da regista, è stato in concorso al 28. Torino Film… Vedi tutto
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Commenti (9) vedi tutti
Al cinema, gestire i silenzi non è cosa facile. Far dire le cose essenziali più ai corpi che alle parole richiede una sicura padronanza del mezzo. Questo premettere per dire che "Sole" è un film interessante ma che non convince appieno proprio perché non sempre i tempi narrativi conservano un ritmo appropriato. Si finisce per risultare scontati.
commento di Peppe ComuneFilm riflessivo e d'Attualità ma non convince appieno.voto.5.
commento di chribio1Madonna che deprimente questo film! Una regia da istigazione al suicidio.
commento di corradopTroppe pause nei dialoghi lo rendono insopportabile. Peccato!
commento di Tommy1810Mezzo italiano, mezzo dialetto, parole masticate, lento e barboso. Insomma un ottimo sonnifero.
commento di gruvierazDavvero un gran bel film, un'opera prima solida. Interessante. Con due protagonisti magnetici. Sono curioso di vedere il secondo film di questo giovane autore. Lo consiglio
commento di Marchin0Storia molto bella, nonostante una sceneggiatura lenta e delle musiche che non aiutano.
commento di ferniIn questo suo primo lungometraggio il bravissimo Sironi riesce a fondere l'arte della sua regia con il realismo di una scrittura quasi perfetta e come in un quadro impressionista emoziona con questo gioiello che non è fatto per un pubblico superficiale. Forza Carlo continua così.
commento di bombo1so che non è un metro di valutazione, ma ho dormito come un ghiro...
commento di BufalaBill