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To the Ends of the Earth

Regia di Kiyoshi Kurosawa vedi scheda film

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La recensione su To the Ends of the Earth

di alan smithee
6 stelle

CINEMA OLTRECONFINE

Yoko è una giovane minuta reporter giapponese che intraprende il suo tirocinio seguendo un percorso che, attraverso il tortuoso percorso delle "Vie della seta", la porta fino in Uzbekistan, ove la ragazza e la sua troupe hanno il compito di filmare l'ultima, faticosa tappa del loro percorso.

Un po' sfiancata dalle fatiche del viaggio, un po' disorientata dall'atteggiamento della popolazione locale che considera poco credibile il suo ruolo centrale di perno di una intera squadra di uomini al suo seguito, Yoko si trascina tra una location e l'altra, tra un set e l'altro cercando di svolgere il suo lavoro, ma non certo adoperandosi con tutta se stessa.

Comprenderemo, poco per volta, che la vera aspirazione della ragazza è un'altra, e lei stessa imparerà a trarre da quella avventura impegnativa sotto più punti di vista, il giusto spirito per dedicarsi alla sua vera passione.

Il nuovo film dell'ottimo e prolifico cineasta nipponico Kiyoshi Kurosawa, specializzato in thriller ed horror sofisticati ed ambigui, ci sorprende per lo stacco che, con questa delicato ma anche ironico diario di bordo, il regista riesce a rinnovarsi prodigandosi in un viaggio dalle caratteristiche martirizzanti, in grado tuttavia di creare quella giusta sintonia che permetta alla protagonista di trovare la corretta sintonia per affrontare il suo vero progetto di vita.

Il film, buffo e delicato, è pervaso anche da momenti e sipari che sfiorano la comicità, a partire dallo stile sconcertante in cui appare vestita la protagonista (una campionessa scult in fatto di abbinamenti di colori), alle situazioni goffe e divertenti in cui ella viene coinvolta: il pescatore allibito di trovarsi dinanzi ad una donna che dirige la troupe, che peraltro colpevolizza come parte in causa dell'inefficace esito della sua pesca al famigerato pesce gigante che dovrebbe vivere nella acque di un grande lago al centro di uno dei servizi; ma anche la scena del luna park, con la protagonista coinvolta a testare un gioco estremo che la distrugge fisicamente, sotto gli occhi contrariati del gestore del parco, che scambia la minuta ragazzina per una bambina.

O il panico che coglie la giovane nei momenti in cui si dedica a visitare per conto suo angoli dei centri abitati che poi finisce per giudicare molto più pericolosi di quanto essi possano realmente apparire. Fino al goffo inseguimento della giovane da parte delle autorità del luogo, insospettite dal suo atteggiamento furtivo nel fotografare luoghi vietati in quanto riservati ad attività militari.

Quello di Kurosawa è un film bizzarro ed insolito, guida privilegiata che conduce lo spettatore, insieme alla sua fragile ma tenace protagonista, su sentieri davvero poco noti di un angolo di mondo assai poco frequentato dalla cinematiografia.

Per questo la pellicola richiede un po' di tempo per essere assimilata e per amalgamarsi come merita nella mente, lasciando solo alla fine, nel ricordo della platea in sala talvolta un po' spiazzata, quel prezioso ed acuto senso di realizzazione e consapevolezza che probabilmente è una sensazione non molto dissimile al sofferto percorso di maturazione che coglie alla fine, dopo molti crucci e tribolazioni, la tenera, sensibile protagonista.  

 

 

 

 

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