Regia di Edward Zwick vedi scheda film
NETFLIX
Visibile sul noto portale di cinema in streaming, Trial by Fire è l’ultima fatica cinematografica del noto regista americano Edward Zwick.
Una storia drammatica, emotivamente piuttosto coinvolgente (anche se tutt’altro che nuova) sorretta dall’ espressività e dal convincente appeal dei due bravi protagonisti: l’inglese Jack O’Connell e la sempre ispirata ed incisiva Laura Dern.
Tratto da un fatto realmente accaduto e documentato da un articolo di stampa apparso nel 2009, Trial by Fire racconta il lungo calvario, in attesa della sentenza di morte, che ha portato ad essere giustiziato, tramite iniezione letale, Cameron Todd Willingham, giovane padre accusato ingiustamente di aver ucciso le proprie tre figlie, appiccando il fuoco alla casa in cui si trovavano.
L’accusa riesce a provare che la dinamica dell’incendio ha una matrice dolosa. Il padre, un disoccupato ventitreenne e donnaiolo, finisce per divenire l’unico accusato e l’unico condannato ad una pena capitale in un Texas piuttosto avvezzo a questo rimedio definitivo (soprattutto come slogan elettorale in tempi di rinnovo delle amministrazioni statali).
Una tenace madre di famiglia si appassiona alla vicenda facendo visita al carcerato. Dopo aver fatto emergere storture e irregolarità sostanziali nella conduzione delle indagini originariamente intraprese, si batte poi con tutte le sue forze e il suo spirito d’ iniziativa per la riapertura del caso.
Dopo un film dalle dinamiche drammatiche e tese così riuscito come lo splendido, attanagliante Dead Man Walking del 1995, per la regia di Tim Robbins, che ha visto brillare più che mai due attori straordinari come Susan Sarandon (premiata meritatamente con il Premio Oscar per la straordinaria prestazione) e Sean Penn, ogni altra pellicola che riprenda argomentazioni e tematiche simili, non può che sembrare inevitabilmente derivativa.
E nonostante la professionalità e l’esperienza da cineasta, bravo a districarsi con grandi impegni e solidi budget, come ha sempre dimostrato di possedere l’Edward Zwick di Attacco al potere, L’ultimo samurai, Blood Diamond, Defiance e La grande partita, Jack Reacher, Punto di non ritorno, questo suo diligente e piuttosto ben strutturato Trial by Fire, non può che denunciare i limiti del non essere arrivato prima rispetto al citato, film capostipite, divenendone un semplice clone incapace di brillare di luce propria.
Questa ultima fatica di Zwick si presenta pertanto come un satellite di un originale toccante e vibrante. Una pellicola che ricalca quasi del tutto la dinamica di base del film di Robbins, vantando certo due solidi artisti nei ruoli di rilievo, ma anche scontando una certa sommarietà di introspezione dei personaggi di contorno, che finiscono per assuefarsi e svilirsi al servizio della devastante retorica americana.
Una stortura, quest’ultima, che si nutre delle incongruenze e delle contraddizioni tipiche di un paradiso sociale della libertà individuale, ma sorretto da regole che incitano usi e costumi barbari in nome di un “occhio per occhio” scolpito nella storia dell’umanità dall’alba dei tempi.
La storia si popola di personaggi tutti luci ed ombre, senza quelle plausibili sfumature e complessità tipicamente presenti in ogni essere umano della realtà.
Ne scaturiscono soggetti imbarazzanti come la figura della guardia carceraria che passa, senza apparenti livelli di maturazione, da aguzzino colpevolista a tenero ‘amico del cuore’ del condannato.
A ciò si possono aggiungere anche altre perplessità come gli svenevoli escamotage narrativi utilizzati dalla sceneggiatura, Ad esempio nella scena onirico-drammatica della figlioletta che assiste e consola il padre solitario in cella, accusato di averla uccisa di proposito assieme alle sorelline.
Si tratta di espedienti narrativi che si dimostrano un’arma a doppio taglio svelando presto un trucco più stucchevole che realmente emozionante, accompagnato, per di più, da un apporto musicale tipo ‘cerimonia liturgica’, dall’effetto piuttosto fastidioso e melenso.
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