Regia di Olivier Assayas vedi scheda film
Regia nulla, piatta, smorta, invisibile. Assayas non si trova visibilmente a proprio agio col genere e mal gestisce tempi e ritmi, incapace di far vibrare il pathos e dare un senso alla narrazione che non esca dall’esibizione sterile dei fatti.
Penélope Cruz, incipriata e truccata in ogni circostanza (anche quando fa la lavandaia) è da Razzie. Il resto del cast parimenti anonimo e sottotono. Forse, si salva solo Ana de Armas.
Un film la cui utilità sta forse solo nel proprio valore didattico. Ma anche in virtù di tale obiettivo si percepisce una scarsa dedizione al tema, una mancata urgenza, un’assente devozione alla causa, come se il film fosse un mero compito assegnato al regista per far quadrare i conti finanziari, un’opera alimentare diretta col pilota automatico, diabolica nella propria sfiancante lunghezza. Perfetta per adagiarsi sul fondo del barile di Netflix, uno di quei film da guardare in un’anonima serata durante uno spensierato zapping, da abbandonare a metà visione o – più probabilmente – addormentarcisi in mezzo. Invece “Wasp Network” ha visto il buio della sala e questa è indubbiamente la cosa peggiore.
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