Regia di Lorcan Finnegan vedi scheda film
Una giovane coppia alla ricerca di una casa da acquistare incappa in uno strano agente immobiliare, il quale, promettendole l'"abitazione ideale" la conduce presso un quartiere composto da villette a schiera, tutte uguali tra loro ed inquietantemente "perfette". Dopo aver mostrato l'appartamento, l'agente sparisce; i due ragazzi, Gemma e Tom, non riescono più a lasciare il quartiere, girando con la loro automobile per trovarsi sempre nello stesso posto, finchè la benzina finisce; pertanto non hanno altra scelta che abitare la casa mostrata loro, contrassegnata dal numero 9. Un'entità misteriosa inizia a rifornirli di cibo preconfezionato ed affida loro un neonato, con il compito di crescerlo in cambio della facoltà di "essere liberi". Mentre il bambino si sviluppa con velocità innaturale, i due giovani, non riconoscendosi nel ruolo di genitori, sviluppano atteggiamenti diversi. Gemma tenta d'instaurare un dialogo con lo strano personaggio, per meglio comprendere il suo mistero; Tom inizia a scavare una profonda buca in giardino, immaginando di sentire dei rumori provenire dal sottosuolo. Non c'è scampo per i due, avendo come unico fine del loro sopravvivere il condurre il bambino ad età adulta. Divenuto completamente autonomo, il ragazzo s'allontana dal quartiere e prende il posto dell'agente immobiliare, parallelamente invecchiato anzitempo, perpetuando il meccanismo. Nelle intenzioni del regista Lorcan Finnegan, la triste vicenda della coppia è astrazione delle dinamiche che regolano la moderna società occidentale, la quale baserebbe il suo essere sulla sequenza di azioni produci-consuma-muori. Tom e Gemma, nell'analisi del regista sono ossessionati dalla necessità di comprare una loro casa, a simbolo di una tensione verso il completamento della vita, una perfezione che non potrà mai essere raggiunta. L'agente immobiliare offre loro l'accesso a questo mondo, ed essi, nel momento in cui comprendono l'assurda futilità di tutto ciò - è un mondo desolato, innaturale, straniante - ne rimangono prigionieri. Non possono fare altro che attenersi alle istruzioni, allevare la creatura affidata loro, sulla cui natura rimane incertezza - dalle informazioni fornite, possiamo immaginare si tratti di esseri alieni - in attesa di una salvezza che non arriverà mai. Il regista esprima le sue idee con chiarezza; scenografie, costumi, personaggi sono ridotti all'essenziale, una scelta che non consente divagazioni. Ritengo, che, benchè le pressioni siano fortissime, poichè è vitale per la sopravvivenza della società dei consumi che alcuni meccanismi siano rispettati - abbiamo visto a causa del dilagare del coronavirus cosa accade quando, giocoforza, gli "ingranaggi" s'inceppano - il singolo abbia sempre la possibilità di scegliere se conformarsi, in tutto, in parte o per nulla. Ai due protagonisti del film la scelta non è stata lasciata. Se il regista vuole lanciare un monito, a mio parere, coglie nel segno. Se vuole semplicemente dirci che non c'è speranza, mi sento di non condividere. Ad un primo impatto l'opera potrebbe non essere gradita. Di fatto è un semplice thriller d'ambientazione fantascientifica che crea una forte tensione destinata a sciogliersi in diverse domande lasciare senza risposta; nella comprensione del simbolismo utilizzato da Lorcan Finnegan è la chiave per una migliore comprensione e relativo apprezzamento.
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