Regia di Lorcan Finnegan vedi scheda film
Una giovane coppia visita un appartamento in vendita, all’interno di un quartiere nuovo di case tutte identiche. Improvvisamente l’agente immobiliare sparisce e i due ragazzi non riescono più a uscire dal quartiere.
L’irlandese Lorcan Finnegan riprende un suo precedente corto, Foxes del 2012, e con l’aiuto dello stesso sceneggiatore (Garret Shanley) lo trasforma in un lungometraggio: nasce così Vivarium. Contrariamente a quanto accade in genere quando si verificano simili evenienze, l’opera di lunga durata ha un respiro proprio e risulta assolutamente accattivante a prescindere dal lavoro da cui ha avuto origine: Finnegan e Shanley hanno infatti creato un congegno ad alto tasso di tensione pur avendo a disposizione una manciata appena di attori (due i principali, più tre di contorno) e un appartament(in)o come unica ambientazione per cento minuti. Vivarium è un film disturbante, claustrofobico e indubbiamente gli autori non potevano prevederne l’uscita in tempi di lockdown e quarantena (quella del covid-19 del 2020), situazione che amplifica le sensazioni e le suggestioni della storia; al di là di tale casualità, i meriti effettivi della pellicola sono però non pochi. Innanzitutto l’accoppiata formata da Imogen Poots e Jesse Eisenberg – già visti assieme nel contemporaneo L’arte della difesa personale, di Riley Stearns – funziona molto bene; la tenuta narrativa, come rilevato grazie a una dose massiccia di suspence, è senz’altro ottima; i colpi di scena infine non mancano, anche se la risoluzione finale appare piuttosto sbrigativa e prevedibile, quantomeno a quel punto della trama. Chi tiene in trappola Gemma e Tom? La risposta più semplice parrebbe una sorta di divinità dispettosa, che decide di dar vita a questa rievocazione dell’Eden con due novelli, loro malgrado, Adamo & Eva costretti a non peccare per essere salvati; molti altri sono gli spunti che farebbero pensare in questo modo: la donna protegge il bambino, l’uomo lavora (pensando – vanamente – di raggiungere chissà cos’altro, se non la sua stessa fine), le scritte dirette al cielo, se si vuole, e perfino la condizione paradossale dell’esistenza terrena, che privata dell’illusione del libero arbitrio diviene puro obbligo insensato cui rifuggire. Eppure no: dietro alla macchinazione ci sono forse entità superiori, forse alieni, forse solo la follia - non è dato sapere di più, ed è giusto così perché una bella storia continua a vivere nelle domande, certo non nelle spiegazioni. 7/10.
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