Regia di Marco Ferreri vedi scheda film
Apologo grottesco e iperrealista sulla società dei consumi spogliata dei suoi simulacri e ridotta a pura ritualità meccanica ed esasperata di ingestione incontrollata e di sovrabbondanza destinata a portare all'autodistruzione. Anche se attraversato da un feroce humour nero, è un film totalmente pessimista, disperato e anche nichilista sulle sorti dell'uomo contemporaneo. Notevole per il risalto dato ai personaggi e all'ambiente (tutto il film si svolge in una villa alla periferia di Parigi), la rinuncia all'indagine psicologica, la carica provocatrice di molte scene. La messa in scena ha molte invenzioni felici, di cui alcune di un surrealismo memore di Bunuel, mentre l'attacco al consumismo è condotto con una ferocia che raramente è stata eguagliata e che va a segno nonostante la sua sgradevolezza; restano alcuni eccessi copulatori e scatologici che, pur essendo giustificati dal fatto che l'autore abbia voluto centrare il discorso sulla fisicità e la concretezza dei corpi, non allontanano del tutto il sospetto di un certo compiacimento. Il quartetto di attori è affiatato e ben diretto: i personaggi più memorabili restano quelli di Philippe Noiret e di Ugo Tognazzi, affiancati dall'altrettanto efficace Andrea Ferreol, con un Piccoli leggermente sottotono e un Mastroianni che si diverte a prendersi in giro facendo una specie di caricatura del suo personaggio di latin lover. Ottima colonna sonora di Alain Sarde con il motivo ricorrente ed ossessivo di una rumba che trasmette un'idea di morte imminente. Forse il film più famoso di Ferreri a livello internazionale, certamente quello che destò più scandalo alla sua proiezione al festival di Cannes, probabilmente uno dei più significativi e riusciti della sua ampia filmografia.
voto 9/10
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