Regia di Marco Ferreri vedi scheda film
Quattro amici si trovano dentro una grande villa con il proposito di abbuffarsi di cibo e sesso fino a morire, uno dopo l’altro. Film iconico di Marco Ferreri, che uscì nel 1973 per suscitare, ai tempi, polemiche e scandalo piuttosto comprensibili, visto le scene forti e “fisiologiche” che regala. Si dice che, verosimilmente, lo spunto originale nasca dalle cene memorabili preparate da Ugo Tognazzi, come risaputo grande appassionato di cucina. E non a caso nella pellicola Tognazzi, col suo vero nome, interpreta l’amico cuoco che prepara a ritmo ossessivo le pietanze succulente che porteranno il quartetto alla fine agognata.
La forza di questo film di Ferreri, il suo fascino, nasce però dal fatto che non ci vengono spiegati i motivi per cui questi individui, in apparenza sani di mente e in buona salute, decidono di punirsi in tal modo. I suddetti motivi li possiamo solo intuire. Cibo e sesso (al convegno partecipano donne a pagamento più un’insegnante disposta a soddisfare le voglie di tutti i partecipanti) sono i metodi per esorcizzare una disperazione latente, che intravediamo, che riguarda tutti ma che non viene mai esplicitata, soffocata com’è dalle risa, dalle flatulenze e dalle portate. I vizi, che sono un modo per dimenticare il dolore, quello che viviamo in una società che offre tutto, che offre troppo, diventano armi di distruzione e autodistruzione, non solo per dimenticare ma per scontare una pena invisibile. I borghesi crepano immersi nella loro opulenza, nello sperpero, perché non è più la povertà a uccidere, ma proprio il suo contrario. Per questo, il film di Ferreri, che colpisce (letteralmente) allo stomaco, in maniera geniale anticipa i tempi, se pensiamo alla mania voyueristica, e non di rado malsana, per il cibo che spopola ai giorni nostri.
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