Regia di Youssef Delara vedi scheda film
Jamal Randolph, ragazzo di colore appassionato di rap, vive in carcere in attesa di essere processato, a occuparsi del suo caso sarà l’avvocato Michael Trainer, costretto da un giudice zelante a lavorare almeno per una volta pro bono. Quando Michael s’avvicina al caso del ragazzo scopre che tutta la sua vita è costellata da continui abusi ed errori nelle pratiche di affidamento che lo portarono a essere vittima di un molestatore abituale ospite della sua stessa famiglia affidataria. Per questo Jamal vuole fare causa all’agenzia d’affido che si disinteressò alle sue condizioni.
Passato in sordina e al tempo stesso carico di buoni sentimenti, come molti dei Legal Drama d’oltre oceano, la pellicola diretta dal californiano Youssef Delara vede fra i protagnisti Louis Gossett Jr. nel ruolo di un giudice assetato d’ideali; Matthew Modine, nel ruolo del prestigioso avvocato, tutt’altro che idealista, Michael Trainer, ma che sembra uscire direttamente da un episodio di Stranger Things, e Shane Paul McGhie nella parte non semplice, ma che riesce a caratterizzare molto bene, del ventenne accusatore di una nota agenzia di affidamento. La pellicola nelle mani di un gruppo così eterogeneo diventa immediatamente una chiara denuncia proprio per la consuetudine lavorativa di queste agenzie che non vogliono il bene dei ragazzi in affido ma probabilmente solo alimentare un giro di affari pieno di milioni. Finale scontato ma non per questo meno meritevole di essere visto. E nel complesso sufficienza di stima per il desiderio di denuncia che l’ex campione NBA Shaquille O’neal, nella veste di co produttore, ha voluto offrire al pubblico.
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