Regia di Robert Hall vedi scheda film
Riduzione cinematografica di una miniserie televisiva, interpretata dal mitico Robert Englund e diretta da un effettista passato dietro la macchina da presa con l'adrenalinico Laid to rest.
"Sono stato spinto al margine della scienza e della deprivazione sensoriale. Avevamo la tecnologia in grado di trovare una cura per tutto questo tempo, ma nessuno la vedeva. Uomini più intelligenti di me hanno fallito, ma io no. Le mie intenzioni erano pure, e ho scoperto il mondo che avevo davanti agli occhi, che ho cercato dappertutto: l'amigdala, la parte del cervello che causa la paura. Tutti gli altri ci giravano intorno, trattandola come qualcosa di sacro, ma io intrapresi una strategia leggermente diversa. L'amigdala agisce anche come una sorta di proiettore il cui il segnale può essere facilmente ricevuto e, soprattutto, rimandato indietro. Stava funzionando. Volta dopo volta, combattevo la paura e la vincevo. Alcuni dei miei colleghi hanno tentato di ridicolizzare le mie teorie, chiamandomi pazzo, pericoloso, oltraggioso, ma erano solo gelosi. Ma qualcosa, qualcosa è andato storto." Parole del dottor Andover (Robert Englund), specialista della paura e artefice di una cabina di contenimento all'avanguardia, realizzata per sperimentare su pazienti, affetti da fobie paralizzanti, terapie a base di allucinazioni (in)controllate. I principali ospiti di Andover sono i sopravvissuti all'assalto di un omicida mascherato che, dopo avere fatto irruzione in un ristorante munito di mitra, ha provocato sette vittime, senza alcun movente. Sara (Fiona Dourif) dopo un anno dalla cura si ripresenta alla "Fear Clinic" a causa di una probabile ricaduta di scotofobia (terrore del buio). Ma il dottor Andover è in declino, psicologicamente abbattuto, a causa del decesso di Paige (Bonnie Morgan), avvenuto all'interno della cabina nel pieno della terapia.
"Paura: una piccola morte che ti consuma. Dall'ordinario all'astratto, tutti hanno paura di qualcosa. Ho sempre pensato che ci si dovesse convivere, accettarlo. Ho visto alcuni provare a reagire. Agorafobia, nictofobia, idrofobia, acrofobia. Ci sono, letteralmente, centinaia di fobie esistenti. Ho trovato un modo per dare ai miei pazienti un nuovo inizio, senza le restrizioni e le inibizioni che le fobie creano alle loro vite. Oh, la cabina... anima le fobie sottoforma di allucinazioni. Una terapia di esposizione totale." (Dottor Andover)
Valido tecnico degli effetti speciali, Robert Hall esordisce in regia nel 2009 con il convincente Laid to rest, storia di un serial killer ipersanguinario, soprannominato "Chrome Skull" a causa della maschera a forma di teschio, indossata mentre compie impressionanti delitti all'arma bianca. Film estremamente curato sul versante estetico, ovviamente rimasto inedito in Italia, ma capace di raccogliere un nutrito consenso tra gli amanti delle splatter, tanto che nel 2011 il regista ne realizza un seguito, ancora più spettacolare. Tra il primo e il secondo Laid to rest Hall si trova alle prese con una mini-serie TV composta da 5 episodi: Fear clinic (2009). Nel cast è presente Robert Englund, nel ruolo principale del dottor Andover, ossia un terepeuta sui generis che si prende cura di cinque pazienti affetti da varie fobie. Dopo un'altra esperienza televisiva ben poco appagante (Teen wolf, 2013/14), Hall ritiene che il personaggio del dottor Andover abbia buone caratteristiche per finire in un lungometraggio. Da lì a questo Fear clinic (2015) il passo è breve. Peccato solo che la sceneggiatura, scritta a quattro mani con Aaron Drane, sia un insieme di suggestioni mal accorpate.
Dopo un incipit decisamente affascinante, il film si adagia sullo sviluppo di un confuso episodio seriale, per poi immergersi -pericolosamente- nel territorio fantastico, circonvicino all'universo lovecraftiano. L'apertura di un canale multidimensionale -causa attività della cabina di deprivazione ultratecnologica- spiana la strada ad una forza malvagia (nientemeno che la Paura!). Mentre la metamorfosi del dottor Andover non può non ricordare quella del collega Pretorius nel visionario -e più divertente- From beyond - Terrore dall'ignoto (1986) di Stuart Gordon. Il pregio di questo Fear clinic, se vogliamo, sta nel tentativo (riuscito a metà) di riportare sullo schermo un tipo di horror surrealista, visivamente stravagante e costruito con abbondanza di effetti speciali, molto ben realizzati in quanto terreno di formazione del regista. Ma resta forte anche la delusione, generata dalla consapevolezza che, con una storia maggiormente curata, il risultato sarebbe certamente stato più interessante. Una nota, in epilogo, per l'eccellente interpretazione di Robert Englund, qui in grado di dare ottima prova d'attore senza necessità di indossare un maglione a righe verdi e rosse, abbinato ad una maschera in lattice (in simulazione d'un volto bruciato) e a un guanto artigliato.
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