Regia di Ron Howard vedi scheda film
Luciano Pavarotti, la vita e le opere.
Quando un personaggio raggiunge la fama planetaria, si pensa di sapere tutto di lui: e in realtà ci si accorge di sapere molto poco. È il caso senz’altro anche di Luciano Pavarotti, il tenore modenese che nella sua carriera ultraquarantennale ha venduto oltre cento milioni di dischi attorno al mondo e ha toccato vastissime platee sapendo dapprima far rinascere l’interesse per la lirica e poi contaminare quest’ultima con il pop e con il rock, conquistando nuove fasce di pubblico e nuove vette di popolarità. Difficile immaginare a una star dell’opera nel ventesimo secolo, eppure il Maestro ce l’ha fatta, eccome, esportando per giunta una bella fetta di italianità in tutto il mondo. Perché Pavarotti, questo documentario di Ron Howard lo dimostra fuor di ogni dubbio, era sì un grande artista, ma anche una persona semplice e fortemente attaccata alle sue radici: la pasta, la terra, le donne, soprattutto la mamma. Non è un caso questa sua ossessione per le figure femminili e nel film si apprende subito perché: mentre il padre di Luciano lo indirizzava agli studi, era la madre a spronarlo a coltivare la sua bella voce, e la nascita di tre figlie dalla prima moglie Adua Veroni ha certo contribuito a questo particolare attaccamento. Forse eccessivo, già: nel lavoro non sono taciute nemmeno le scappatelle extraconiugali (presunte o meno che fossero), inclusa quella con la collaboratrice Nicoletta Mantovani culminata nel divorzio da Adua e in un secondo matrimonio, all’inizio del terzo millennio. A Pavarotti non rimangono molti anni di vita, ma saranno abbastanza per avere una quarta figlia. Il suo esasperato ottimismo, la sua tenacia e la sua scanzonata voglia di vivere riescono realmente a sorprendere il pubblico di questo documentario, che intervalla sapientemente materiale di repertorio, interviste inedite realizzate ad hoc (con le mogli, le figlie, i colleghi) e brani tratti da esibizioni del cantante. Due ore di durata in totale, ma considerata la statura leggendaria del soggetto sono ancora poche. 6,5/10.
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