La recensione su Pavarotti

di alan smithee

7 stelle

FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2019 - SELEZIONE UFFICIALE

Non pareva, già un sulla carta, molto semplice raccontarci per immagini ed interviste, per condensare il tutto in una cinebiografia, qualcosa che risultasse completo e sfacccettato, sul celebre tenore, anche in grado di conciliare in modo lineare ed esemplare - come avviene in questo bel documentario di Ron Howard - la carriera irresistibilmente in ascesa, la capacità e la volontà quasi ossessiva come una missione, di trasportare l'opera e la musica classica verso il popolo indistinto. Il tutto scendendo al compromesso di contaminare una materia eletta, con quella medesima musica, leggera per definizione, da sempre appannaggio delle grandi masse.

Senza dimenticarsi del gossip che ha sempre circondato il celebre cantante mantovano, specialmente nell'ultimo suo discusso e per certi aspetti scandaloso decennio di vita.

Howard utilizza materiale anche piuttosto raro di repertorio che ci permette di seguire la nascita dell'artista, la sua crecita professionale e familiare, sino a seguire la sua storia di vita attraverso interviste frammezzate e disposte strategicamente concatenate una all'altra, in grado di fornirci un ritratto completo in cui tutte le parti in causa, divise spesso negli affetti o nel business da una vita concitata spesa in nome dell'arte e di una dote canora senza precedenti.

Difficile pensare di riuscire ad amalgamare meglio di come riesce a fare Howard tutto il materiale di una vita frenetica e sfaccettata votata raggiungere le vette più universalmente condivise di una carriera che lo individua tra i personaggipiù celebri della lirica mai esistiti al mondo.

Howard riesce nel compito, per nulla scontato, di far mettere da parte i rancori o le delusioni di chi si è sentito tradito dalle scelte private di una vita che di privato conserva davvero poco; ma le vicisistudini tormentate della doppia famiglia di Pavarotti rimane uno degli argomenti, ma mai il fulcro del discorso, che rimane incentrato sul suo ruolo di cantante lirico che, cosciente di un ruolo generalmente un pò di nicchia riservato al suo repertorio e stile, cerca in tutti i modi - anche a costo di attirarsi maldicenze od incomprensioni - di aprirsi ad un pubblico sempre più indistinto, che dalla musica leggera impari ad elevarsi verso sonorità e stili apparentemente lontani anni luce, ma sempre appartemenenti alla medesima arte di fondo.

Vibranti e molto sincere le testimonianze di moglie e figlie, di collaboratori e manager, di colleghi tenori (l'idea ed il successo strepitoso dei "Tre tenori", assieme a Domingo e Carreras) e cantanti-star che partciparono entusiasti al Pavarotti & Friends degli anni '90, spopolando nei concerti sparsi in tutto il mondo.

Ed il timbro, inconfondibile e vibrante, il do di petto che sbalordisce anche quando non ci si aspetta nulla di meno perfetto e tecnicamente encomiabile - riescono una volta in più a scaldare ed emozionare un pubblico che, da questo riuscito documentario, non può fare a meno di ricavare il ritratto più sincero ed onesto di uno dei più grandi artisti italiani di fama internazionale mai esistiti.

Un Pavarotti artista, ma soprattutto e prima di tutto uomo.

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