Regia di Kelly Reichardt vedi scheda film
Cocente delusione (spero del tutto personale) per quest’ultimo lavoro di una delle mie registe preferite, della quale conservo tutto con estremo orgoglio e passione nella mia personale videoteca. Cercando di capire il perché di tale delusione, in primis mi viene da riferirmi ad una fotografia esageratamente scura che, se nelle intenzioni concettuali potrebbe essere anche giustificata, ai fini pratici di ciò che l’occhio abbisogna per poter dire di “aver visto” qualcosa è assolutamente inadeguata (perlomeno, nella “release” che ho potuto visionare). In termini un po’ più popolari: per la maggior parte del tempo non si vede un accidente.
Poi provo ad aggiungere un’assenza importante: quella di una figura femminile. Nel caso di “Old Joy”, per esempio, a questa mancanza aveva comunque supplito uno spirito di solidarietà, complicità e vitalità che apportava comunque alla storia quella quota di femminilità necessaria (mai così tanto, comunque, come nei casi di “Wendy & Lucy” e di “Meek’s Cutoff”, dove la sola presenza di quella che io ritengo essere la “Ultra Attrice” per la Reichardt, Michelle Williams, dava al tutto un senso ed una sensibilità particolare; per non parlare poi dell’ultra femmineo “Certain Women”…).
Ancora: uno script vago e di poco spessore: un ladruncolo e il suo compare, i cattivi in agguato, in un contesto storico e scenico fumoso (nel senso di impalpabile) rispetto al quale mi è stato difficile instaurare una qualche empatia. Fatti salvi: uno, il valore dell’amicizia (bel sottolineato dalle didascalie introduttive), e due, il feeling al limite del commovente che si instaura tra la dolcissima, piccola mucca e il suo “predatore” notturno, per il resto non ho saputo cogliere quale volesse essere il senso del film, reso invece sempre così profondo nei precedenti lavori dell’autrice statunitense.
Aggiungo per finire una scarsa incisività da me rilevata negli attori protagonisti: mi rendo conto che sia questa una considerazione così personale da essere quasi priva di valore, ma John Magaro (“Cookie”, il protagonista, cuoco e biscotto allo stesso tempo eppure per me inadatto anche ad una sola delle due sembianze) e Orion Lee (lo scaltro, onesto e fedele amico cinese) non danno alcun buon contributo. Un piacevole e pregevole guizzo, invece, viene da Toby Jones nei panni del governatore, attore non nuovo nei panni di chi viene chiamato a colmare un vuoto, magari a sua insaputa (sua, e di chi firma il film).
Rifiutandomi di dare una valutazione che scenda oltre ad un certo limite, ritrovando comunque anche in questo “First Cow” alcuni valori di merito (non foss’altro, e di nuovo: una bella colonna sonora tutta chitarra languida, strascicata sulle rive notturne di un fiume), ed essendo comunque da considerare questo un pessimo risultato, data la mia personale, ottima considerazione della Reichardt, devo onestamente fermarmi, a malincuore, ad un striminzita sufficienza.
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