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Hammamet

Regia di Gianni Amelio vedi scheda film

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La recensione su Hammamet

di tafo
6 stelle

Colpire al cuore di nuovo.

Fare un film su C. significa pensare a B. come suo figlio politico e culturale. Gli anni novanta sono stati per il primo una lenta agonia pubblica e privata verso la morte e per il secondo una ascesa veloce verso il potere. B. ha sostituito C.  come male assoluto e per farlo ha dovuto “ucciderlo” mediaticamente. Il regista cerca di chiarire il quadro generale, cerca di giudicare l’insieme e non l’individuo, la politica ma non l’uomo. Quello che conta per Amelio è il rapporto tra padri e figli naturali e non, senza fare mai nomi il nostro descrive la fase ultima di un uomo che ha perso ogni potere. C. ha compiuto i reati per cui è stato condannato ma per i quali non ha accettato il processo è fuggito di fronte alla sua colpevolezza diventando latitante per la legge. Il film non vuole condannare o assolvere vuole provare a ragionare sulla storia del nostro paese a tracciare, senza riuscirci del tutto, a descrivere una stagione un clima come aveva fatto con il terrorismo. Nel nostro paese la riabilitazione politica comincia solo dopo che è finita quella fisica, solo la morte può restituire dignità anche se non sempre meritata. Il leone è in gabbia e sta morendo è quindi normale che soffra che sappia benissimo che la sua fuga gli impedisce ogni tentativo di farsi “perdonare”. La figlia lo coccola, il figlio cerca di mantenere viva la figura pubblica ma è al figlio del suo collega di partito che rivela i suoi segreti confessando le sue estreme debolezze. C. non ha il coraggio di diventare un martire come il citato Moro o il collega che all’inizio lo esorta ad aprire gli occhi a vedere aldilà di congressi faraonici e triangoli massonici. Quello che manca qui e dire chiaramente che C. è vittima della volgarità televisiva e gogna mediatica che lui stesso ha contribuito a creare tra città da bere , nani e ballerine e politica-spettacolo. Quello che c’è è la mimesi totale di Favino con il protagonista, il sogno felliniano che diventa un incubo fra colpe consce e inconsce. Opera che ci parla del nostro passato recente per parlarci del presente , di come i figli possono decidere di curare o uccidere i propri padri.  

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