Regia di Pietro Marcello vedi scheda film
Un'opera multistrato che pretende troppo, ma in cui è interessante perdersi
È vero, è un film che pretende troppo, ma è lo stile visionario di Marcello che porta a unire racconto e storia confondendo i piani temporali e giovando con la grana dell'immagine fino a costruire una serie di universi visivi in dissolvenza: quando questo l'equilibrio si perde - e nel 'terzo atto' succede più di quanto si vorrebbe - il sovraccarico porta a inciampare e cadere, ma ciò succede perché si sono presi dei bei rischi.
Il risultato è un'opera multistrato in cui è interessante perdersi: la parte personale - il feroce individualismo del protagonista che gli impedisce di trovare un posto nel mondo malgrado un amore tanto intenso quanto impossibile - funziona assai meglio di quella "sociale" che pure ha dei momenti forti (a partire dalle immagini di Errico Malatesta poste in 'esergo').
Marinelli domina la scena ed è molto bravo anche se alcuni suoi tic o atteggiamenti rischiano di diventare dei clichè contribuendo alle difficoltà dell'ultimo segmento di narrazione.
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