Regia di Pietro Marcello vedi scheda film
Martin Eden è un marinaio che nutre ambizioni di scrittore; grazie a un incontro casuale riesce a introdursi nei circoli della buona borghesia e si accosta alla filosofia e al socialismo.
Dopo una lunga serie di documentari, nel 2015 con Bella e perduta Pietro Marcello approda al suo primo lungometraggio a soggetto; questa trasposizione del Martin Eden di Jack London, quattro anni più tardi, è la sua opera seconda di tale tipologia. Difficile dire cosa abbia spinto Marcello, anche sceneggiatore insieme al fidato sodale Maurizio Braucci, a proporre una illustrazione – per quanto leggermente aggiustata, trascinando la storia nel Belpaese – del romanzo-mattone di London, testo effettivamente più pregno di idee e di idealismi che di azione e fatti concreti; già più semplice è sostenere che la messa in scena funziona tanto quanto non funziona la tenuta del lavoro, eccessivamente pomposo, retorico e poco spendibile per il vasto pubblico. Questo Martin Eden sembra appartenere storicamente – nella storia degli audiovisivi, si intende – al periodo delle riduzioni targate Rai dei grandi classici della letteratura; un’epoca oramai conclusa da decenni e pertanto lontana da quest’opera quanto quest’opera risulta lontana dagli standard e dal pubblico del 2019. Luca Marinelli è senz’altro bravo, ma le stigmati del coatto, del personaggio popolare roman(esc)o sembrano impossibili a levarglisi di dosso; nel cast ci sono poi Carlo Cecchi, Marco Leonardi, Jessica Cressy, Pietro Ragusa, Vincenzo Nemolato, Chiara Francini, Aniello Arena, Denise Sardisco, Lana Vlady e Maurizio Donadoni. Due ore e dieci di durata sono francamente tantine. 3,5/10.
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