Regia di Pietro Marcello vedi scheda film
Un'opera fuori dall'ordinario, non facile né immediata, dall'ambigua collocazione temporale e dalla struttura liquida e a tratti criptica, non esente da difetti soprattutto nell'epilogo sbrigativo, ma di sicuro interesse e fascino, che conferma l'originalità e l'audacia della visione del suo autore e l'intensità interpretativa del suo protagonista
Il rozzo marinaio napoletano Martin Eden salva un ragazzino di famiglia altolocata da un aggressore e questi per ringraziamento lo invita a pranzo in villa, ove Eden consoce sua sorella, la bella ed algida Elena Orsini. Dall'innamoramento per la raffinata giovane scaturirà in Martin Eden il desiderio e l'ambizione di cercare di elevarsi tramite lo studio, completando un'istruzione abbandonata dopo le scuole elementari. Il riscatto umano e sociale attraverso la conoscenza dovrà portarlo al livello culturale dell'amata per poterla sposare e lo spingerà fino a coltivare il sogno di diventare uno scrittore.
Interessato anche alla politica, avido lettore dell'opera di Herbert Spencer ed ispirato dal pensiero del suo mentore intellettuale Russ Brissenden, Martin si avvicina ad idee socialiste, ma poi le rifiuta, essendo animato da un individualismo anarchico che gli fa rifuggire ogni forma di potere organizzato, compreso quello dei sindacati che teme possano trasformarsi nei nuovi padroni dei lavoratori. Tuttavia il suo percorso di acquisizione di consapevolezze sociale lo porterà anche alla piena contrapposizione con il mondo alto borghese a cui appartiene Elena, un mondo elitario che finge paternalisticamente di accettarlo.
Dal celebre romanzo dai tratti autobiografici di Jack London, trasposto con originalità da Pietro Marcello dalla San Francisco di inizio '900 ad una Napoli popolare sospesa in una ambigua collocazione temporale, con scene che paiono appartenere a diversi decenni del XX Secolo ed inserti "documentaristici" di scene di vita quotidiana dei marinai e delle classi popolari italiane, anch'essi tratti da epoche varie del secolo scorso, come pure le canzoni della colonna sonora.
La pellicola è dominata dalla prova intensa di Luca Marinelli, premiato con la Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia 2019, che si conferma uno dei miglior attori italiani della nuova generazione. Marinelli incarna in maniera totale il protagonista nella sua evoluzione personale nel corso della storia, con il suo carattere generoso ed allo stesso tempo ombroso, i suoi slanci di idealismo e di rabbia, l'iniziale ingenuità, le fragilità, l'ostinazione davanti ai molti rifiuti di giornali e case editrici a cui spedisce le sue opere, il tracollo finale di fronte alla delusione per la realizzazione del suo sogno.
L'originalità e l'audacia dell'approccio di Pietro Marcello alla libera trasposizione del romanzo rappresenta un altro elemento di riuscita del film, con la scelta di uno stile registico fuori dall'ordinario, con la personalità nello sguardo dell'autore nella scelta di un'immagine sgranata, nell'inserzione naturale degli spezzoni di repertorio, che non spezza la narrazione, ma vi si amalgama in modo omogeneo. Il realismo nella rappresentazione di una Napoli misera e verace si contrappone ad inserti onirici, come quello ricorrente del veliero che lotta contro il mare in tempesta, ed anche l'indeterminatezza temporale contribuisce a questo senso di smarrimento tipico del sogno. Marcello realizza così un film a tratti straniante, dalla struttura liquida (come il mare che costituisce un altro "personaggio" determinate), in cui si fondono elementi apparentemente incongrui, che stilisticamente risulta indubbiamente interessante ed affascinante, sebbene dal punto di vista narrativo risulti a tratti criptico, per cui ci si trova anche smarriti, senza capire a volte dove Marcello intenda condurci.
Vi sono sezioni in cui la sceneggiatura sembra arrancare e non coinvolgere, soprattutto nella parte finale, in cui Martin Eden, ascendendo alla bramata fama letteraria si scontra però con la disillusione per la vacuità del mondo a cui tanto ambiva essere ammesso, che arriva con un'improvvisa ellissi temporale e risulta sbrigativa ed affollata da troppi elementi affastellati ed irrisolti. Per l'economia interna del film sarebbe stato credo meglio tagliare un po' di più sulla prima parte, che è molto dilatata, ed approfondire maggiormente l'epilogo.
In conclusione, Martin Eden è un'opera fuori dal comune, non facile né immediata, non esente da difetti, ma di sicuro interesse e fascino, che conferma l'originalità e l'audacia della visione del suo autore e l'intensità interpretativa del suo protagonista.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta