Regia di Pietro Marcello vedi scheda film
Venezia 76. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
L'ha scritto Jack London ad inizio '900 e l'ha ripreso 110 anni dopo Pietro Marcello. E nel frattempo nulla sembra essere cambiato intorno a noi. Il marinaio Martin Eden, che preferisce la solitudine del mare alla confusione delle umane relazioni, ha il volto di Luca Marinelli. Bello, moro, slanciato, Martin Eden potrebbe far impazzire centinaia di popolane ma reclama le attenzioni di Elena Orsini. Lei è di ottima famiglia, ha soldi e cultura. Martin Eden ha libertà e poco altro. Un rifugio dalla sorella ed un cognato spilorcio lo aspettano ad ogni suo sbarco nella baia di Napoli dove i marinai e gli operai si bevono quei pochi soldi che si sono guadagnati sgobbando come muli. Loro hanno la puzza attaccata ai vestiti, i fumi della fabbrica incatramati nella pelle e la postura piegata dal lavoro. I marinai hanno, almeno, il vento che scompiglia i capelli, e li ricopre il dolce profumo del sale. L'incontro del signor Eden con la bella, algida ma ben educata Elena è devastate. I modi garbati e le parole sciorinate con disinvolta adeguatezza spalancano gli occhi al marinaio. Non si può scappare per sempre. Martin Eden non esita. È il momento di cambiare vita e di uscire da un sommario alfabetismo e da una condizione sociale precaria. Martin Eden desidera recuperare il tempo perduto, studiare alacremente e diventare uno scrittore. Il suo premio: Elena Orsini.
Napoli è la nuova San Francisco ma forse la città di San Gennaro è più vicina alle condizioni che ispirarono London di quanto non lo sia la città del santo d'Assisi. Il cambio di ambientazione è appropriato e la collocazione temporale, piuttosto ambigua, ben si adatta ad una descrizione del rapporto padrone/operaio che non ha mai smesso di rappresentare un problema. Anzi, più appropriato è dire "il problema" del secolo industriale, tant'è che lo stesso Martin, al quale viene rimproverata la vacuità dei propri scritti, finisce per scontrarsi con la questione del lavoro per tramite di un libro e dell'amico Russ Brissenden, teologo del socialismo.
Marcello si affida ad un Marinelli concreto ed energico che esalta le ambiguità del personaggio. Il giovane Martin è entusiasta e ottimista. Legge i libri acquistati per pochi soldi, nei mercatini delle pulci, e scrive pagine e pagine all'amata Elena. Sbarca il lunario come può e nel frattempo invia tutto ciò che scrive agli editori nella speranza di ottenere il successo e la donna della propria vita. Il Martin Eden maturo è uno scrittore di successo. Eppure si è rinchiuso in un'incubatrice di astio e rancorosa vendetta che non risparmia chi gli sta vicino. Se è facile patteggiare per il giovane uomo che non accetta un lavoro remunerato ma asfissiante, per rincorrere i sogni dell'immortalità letteraria e conquistare con le proprie forze la dignità di sposare la propria fidanzata, non si può fare a meno di provare pena per l'uomo che ha sacrificato l'amore sull'altare della propria ambizione. Ma quale ambizione? Il rispetto che si accorda ai letterati, che per loro natura, appertengono ad un'elite colta e poco numerosa? La conquista di una posizione che consenta di contrarre un matrimonio a testa alta? O, forse, la vanità di eliminare con un colpo di spugna il peso di un'origine proletaria impossibile da cancellare? La sconfitta di Martin è proprio questa. Nato fuori dal giardino ricolmo dei frutti abbondanti del paradiso (sociale) non riesce ad accettare le umili origini che da sempre lo accompagnano. I suoi scritti al vetriolo, il rancore verso una classe operaia destinata a diventare schiava di nuovi padroni (i sindacati) mentre è già incatenata alla propria povertà e al giogo di una classe avida, ne fanno un uomo triste e perennemente insoddisfatto da quanto raggiunto. Marcello ci mette nell'orecchio una pulce alquanto fastidiosa: la cultura deve e può elevare l'animo a patto che si riesca a sviluppare un proprio pensiero interiore che prendendo come base il sapere accumulato elaborari una propria e disincantata versione del sapere. Forse è questa la vera soluzione. Altrimenti non resta che annegare nelle proprie inutili convinzioni e ritornare da dove si è giunti. Fuori gioco il Joker ricoperto dell'oro veneziano, la Coppa Volpi al marinaio Marinelli è stato più che meritata, anche se, confesso, nonostante la qualità del film ed i bellissimi frammenti di vita operaia e marinara inseriti da Pietro Marcello, il film "non mi ha aggrovigliato le budella". Lo rivedrò, in fondo la pagina di London non invecchia mentre il classismo e la lotta che cerca di ridurlo sono destinati a rimanere attuali nel tempo.
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