Regia di Pietro Marcello vedi scheda film
Martin Eden è un giovane marinaio napoletano. Martin salva un ragazzo da un aggressione al porto, il quale per ringraziarlo pensa bene di portarlo a casa propria per rincompensarlo con un invito a pranzo. La famiglia di Arturo (questo il nome del ragazzo salvato) fa parte dell'alta borghesia napoletana, e sua sorella Elena è una giovane dai modi raffinati e di buona cultura; ben lontana dalle ragazze popolane a cui Martin è abituato a frequentare. Tra i 2 è un colpo di fulmine e Martin cerca subito di imparare il linguaggio colto della ragazza per poterle stare accanto. Comincia così a leggere il suo primo libro, una raccolta di poesie di Baudelaire. La sete di sapere aumenta ad ogni parola in più che Martin legge sui numerosi libri che inizia a comprare. Elena lo incoraggia, ma in fondo è consapevole che lo stato sociale e culturale di Martin non può avanzare molto senza riprendere gli studi e formarsi una cultura generale. Martin di contro, nonostante venga bocciato a degli esami scolastici da privatista, non si scoraggia e decide che farà lo scrittore. Quello di cui scrive Martin è quello che vede intorno a sè. La storia si ambienta più o meno alla metà degli anni '60 (forse, ma potrebbe essere qualsiasi periodo del '900 del dopo guerra), iniziano gli scioperi ad oltranza che impoveriscono i padroni ma anche i lavoratori, che seguono l'idea socilista guidati dai sindacati organizzati. Martin, è affascinato dal tumulto intorno a sé, ma sono le parole di Spencer, udite durante un comizio a colpirlo profondamente.
Spencer inneggia i lavoratori a diventare individualisti, a non combattere il capitalismo per cacciare i vecchi padroni dentro le fabbriche e aiutare le organizzazioni sindacali e chi le guida a diventarne dei nuovi. Così si è destinati a rimanere sempre schiavi e cambiare solo il padrone. Questo pensiero germoglia dentro il giovane Martin che pur continuando ad amare molto Elena, inizia a comprendere che le loro differenze sociali finiranno con il dividerli. Durante la festa di compleanno di Elena, Martin conosce Russ Brissenden, un anziano scrittore e pensatore che diventerà per lui un mentore, la figura di riferimento che non aveva mai avuto fino a quel momento. Finalmente Martin trova chi lo sprona a seguire le poprie idee, anche a costo di perdere l'approvazione degli altri, o peggio ancora, a costo di perdere l'amore. Ormai sicuro delle sue idee, facendosi forte di una cultura formatasi sulle esperienze di vita, piuttosto che nelle aule scolastiche, Martin non è più disposto a fingere di volere una vita alla quale non aspira più: la rottura con Elena è inevitabile. La morte di Brissenden coincide con l'inizio del successo come scrittore per Martin. Ormai ricco e famoso, può permettersi di dire di fare tutto quello che vuole davanti a tutti. Ma una vena di malinconia pervade l'anima di Martin, una infelicità che lo segna nel fisico e lo abrutisce nei modi.
Quando finalmente si sarà liberato della pena che aveva dentro e dal rancore che covava nel suo cuore, potrà ritrovare il ragazzo curioso e affamato di sapere che era stato un tempo, e potrà vedere intorno a sè i nuovi "mostri" da combattere. Ispirato all'omonimo romanzo di Jack London, il Martin Eden di Pietro Marcello, viene trasportato in uno spazio temporale non ben definito, in una Napoli universale, ideale per marcare le differenze di classi sociali nel nostro paese. Martin rappresenta "La meglio gioventù" che nasce dopo ogni cambiamento storico importante. Cresciuto senza una preparazione culturale convenzionale, la fame di sapere, di conoscere e di formarsi come individuo, viene saziata dal vivere la vita guardandosi intorno e facendo le proprie scelte. Martin dimostra subito di avere dentro una forza speciale che non lo omologa alla maggior parte della gente.
Quando il portuale malmena il povero Arturo, Martin non si tira indietro nel difenderlo, provocato proprio dalla frase "fatt 'i cazzi toi" gridato a denti dall'aggresssore. Martin non se li farà mai i cazzi propri, difenderà sempre chi è colpito dalle ingiustizie e quando potrà finaanzierà anche le lotte proletarie che non ha mai appoggiato intellettualmente. Il suo spirito individualista non lo rende un gretto, Martin ha delle figure affettive ben precise. Oltre Elena, vi è la sorella che lo protegge e sostiene nonostante il marito; c'è la signora Maria che lo ospita nella sua modesta casa quando Martin non sa dove andare; c'è l'amico di tante avventure che preferisce fare la vita da barbone piuttosto che continuare a lavorare come uno schiavo senza la possibilità di migliorare il suo stato. C'è infine Brissenden che diventa il suo faro anche (soprattutto) quando il mare è in tempesta.
Questi punti di riferimento affettivi sono indispensabili per non perdere la rotta, quando l'amarezza corrode in Martin la voglia di vivere. Pietro Marcello utilizza le sue ottime capacità di documentarista per inserire o formare all'interno del film, momenti di memoria collettiva con reperti di ricerca. Questi inserti fanno da legante tra la narrazione pura e una di livello superiore. Lo spettatore percepisce così i ricordi di Martin, i suoi desideri o le sue paure. Immagini sfocate, primi piani di volti tra la folla o di particolari ingranditi, oggetti che simboleggiano un momento storico solamente percepito nel film, permettono a chi segue il film di catarsi completamente nell'aspetto più intimo del protagonista e di quello che sta vivendo. Fino ad arrivare ad un finale denso di significato, in cui passato e presente si fondono completamente e che porteranno Martin al suo punto di partenza, auspicandone forse una nuova nascita e una nuova consapevolezza. La crescita di ognuno è tale se pronta al rinnovamento.
Ottima l'interpretazione di Luca Marinelli, un Martin intenso e preparato alle fasi mutevoli del suo personaggio. Un fisique di rule perfetto per incarnare il Martin delle pagine di London, ma anche quello senza tempo del film di Marcello. Come sempre impeccabile Carlo Cecchi nel ruolo di Brissenden.
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