Regia di Jonas Carpignano vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 74 - QUINZAINE DES RÉALISATEURS - PREMIO EUROPA CINEMAS LABEL
Chiara è originaria di Gioia Tauro e all'età di quindici anni comincia ad averne abbastanza della comoda verità che gli viene raccontata in famiglia a proposito di come essa riesca a tirare avanti.
Non così la sorella che, appena diciottenne, si gode gli agi che il nucleo familiare possiede senza ostentazione, ma senza nemmeno giustificazioni plausibili, senza che curiosità o rimorsi di coscienza possano in qualche modo almeno crearle un interrogativo di fondo.
Poi, quando il padre di Chiara dovrà farsi alla latitanza per non essere arrestato, ecco che il momento di ricevere conferme alle terre supposizioni che la colgono, diviene imminente e non più procrastinabile.
La scoperta di un passaggio segreto in casa che assicuri una via di fuga e un incontro col padre spingeranno la ragazza fino alla Ciambra, ove tutto riceverà una conferma e ove una presa di posizione dovrà essere presa senza possibilità di ripensamenti.
A Chiara è una sorta di capitolo finale di una trilogia molto riuscita ed apprezzata alla Quinzaine, che comprende Mediterranea e A Ciambra, e che pone il suo stile narrativo quasi documentaristico offerto da interpreti presi dalla vita vera, al servizio di un atto di coscienza che parte da un'anima non ancora contaminata da un malcostume e da una delinquenza dilagante che si trasforma in legge di fatto parallela e sostituta a quella di stato. Carpignano descrive situazioni che paiono più vere del reale, evita accenti demagogici o di pietosa denuncia e si attiene alla cruda realtà dei fatti, concludendo al meglio questa sua trilogia sulla malavita e lo sfruttamento nel mondo calabro.
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