Regia di Sasha Neulinger vedi scheda film
Neulinger conduce in porto quello che da un lato è l'ultimo passaggio necessario - per sé - ad esorcizzare il male tremendo subito sbattendolo in faccia ai propri aguzzini, e dall'altra un'opera che ha l'utilità di consegnare ai posteri un coraggioso resoconto che mantenga sempre viva l'attenzione su un tema inquietante come quello della pedofilia.
Sasha Joseph Neulinger è il regista e il protagonista di Rewind, un agghiacciante documentario autobiografico: l'oggetto del racconto è nientemeno che la propria infanzia, reso possibile dalla mania del padre per la videocamera, comprata proprio nel giorno della sua nascita e da allora tenuta sempre accesa per riprendere ogni evento considerato degno di nota e divenuta, per dirlo con le parole della madre, un muro tra lui e la famiglia. Un muro, appunto, al punto di non accorgersi di ciò che gli accade sotto il naso e che è destinato a segnare per sempre la vita di suo figlio Sasha: è la madre, infatti, ad accorgersi delle involuzioni nei comportamenti del bambino, che dopo il compimento dei tre anni inizia a manifestare difficoltà nell'apprendimento e chiusura verso gli altri, per poi sviluppare veri e propri istinti suicidi; ed è sempre lei che, parlando con il piccolo Sasha e la sorellina minore, inizia a sospettare che qualcosa di veramente terribile stia turbando la loro crescita.
Esser cresciuto con una videocamera sempre a portata di mano e con un padre a sua volta documentarista, ha fatto sì che Neulinger sviluppasse una certa propensione per la costruzione dei racconti tramite immagini: lo dimostra questo film nel quale inizialmente nasconde il nucleo e l'oggetto vero del discorso, per poi introdurlo prima attraverso una domanda esplicita e spiazzante (Rewind è composto non solo di registrazioni di repertorio con Sasha bambino, ma anche di interviste attuali che lo stesso Sasha adulto fa ai parenti e ad altre persone coinvolte) e subito dopo con l'esposizione dei fatti, suggerendo come l'apparente iniziale superfluità di alcune scene nascondeva invece una seconda lettura ben più inquietante.
Con Rewind, Neulinger conduce in porto quello che non è tanto un atto di denuncia (quella è dettagliata e svolta nel corso del racconto) quanto piuttosto da un lato l'ultimo passaggio necessario - per sé - ad esorcizzare il male tremendo subito sbattendolo in faccia ai propri aguzzini, e dall'altra un'opera che ha la propria utilità nel consegnare ai posteri un coraggioso resoconto che mantenga sempre viva l'attenzione su un tema inquietante come quello della pedofilia.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta