Regia di Christophe Honoré vedi scheda film
Il regista Christophe Honoré osa moltissimo, parte al fulmicotone con dialoghi spumeggianti e serrati e prospettive visive da trapezista, ma poi si perde in un incedere narrativo tortuoso, una sorta di Inception - si parva licet - in sedicesimi, confinato nella stanza di un albergo trasformato in spazio teatrale.
Maria (Mastroianni, è sposata con Richard (Biolay) da 25 anni: un tempo abbastanza lungo per avere avuto orde di amanti ed essersi tolta anche il capriccio di andare a letto con qualche suo studente. Davanti alla prova provata del tradimento, Maria va via da casa, nell'Hotel che sta proprio di fronte alla sua abitazione. Da qui (camera 212, come nel titolo originale, che corrisponde all'articolo del codice civile che in Francia regola i rapporti matrimoniali) osserva la sua vita, ritrova Richard (Lacoste) all'epoca in cui si innamorarono, la madre accusatrice, i suoi numerosissimi amanti, la matura insegnante di pianoforte (Cottin) che Richard amò prima di conoscere lei e persino la sua volontà (Roger).
Il regista Christophe Honoré osa moltissimo, parte al fulmicotone con dialoghi spumeggianti e serrati e prospettive visive da trapezista, ma poi si perde in un incedere narrativo tortuoso, una sorta di Inception - si parva licet - in sedicesimi, confinato nella stanza di un albergo trasformato in spazio teatrale.
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