Trama
Richard e Maria si sono innamorati e sposati appena ventenni. Anni dopo. Maria ha un amante. Richard scopre la relazione ed è sospinto sul baratro della disperazione. Maria allora lo lascia ma non se va molto lontano: attraversa la strada e prende in affitto una camera nell'albergo di fronte casa sua, la 212. Da qual punto di osservazione privilegiato, può osservare il suo appartamento, il marito e la sua vita, chiedendosi cosa le sia realmente mancato. Molte persone che fanno parte della sua esistenza hanno le idee chiare in merito e hanno intenzione di farle conoscere anche a lei...
Approfondimento
L'HOTEL DEGLI AMORI SMARRITI: UNA NOTTE MAGICA NELLA CAMERA 212
Diretto e sceneggiato da Christophe Honoré, L'hotel degli amori smarriti racconta di cosa accade quando, dopo vent'anni di matrimonio, Richard scopre che la moglie Maria lo tradisce. Smascherata e messa di fronte alle sue colpe, Maria ammette la sua debolezza (soprattutto per i suoi giovani studenti) e decide allora di lasciare il loro appartamento e di trasferirsi in una stanza dell’hotel di fronte, dalla quale avrà una vista privilegiata su Richard e sul loro matrimonio. Qui Maria riceverà "la visita" di alcune persone del suo passato con le quali rivivrà i ricordi di amori sognati e perduti durante una magica notte che le cambierà la vita.
Con la direzione della fotografia di Rémy Chevrin, le scenografie di Stéphane Taillasson e i costumi di Olivier Bériot, L'hotel degli amori smarriti è una commedia psicologica che ha come tema portante una crisi coniugale acuta con al centro una donna chiamata a confrontarsi con due versione differenti del marito, una giovane e l'altra più matura. Variazioni, intrecci e leggerezza della vicenda sono stati così raccontati dal regista in occasione della partecipazione al Festival di Cannes 2019 nella sezione Un Certain Regard: "Come spesso mi accade, L'hotel degli amori smarriti nasce dalle ceneri di un altro progetto a cui avevo dato come titolo Les Fleurs. Si trattava di una storia che si svolgeva durante l'Occupazione tedesca e proseguiva fino agli Cinquanta con al centro un pittore immaginario, un pianoforte, la Piccardia, l'Opera Granier e due personaggi femminili, custodi di un segreto a cui nessun altro aveva accesso. Il progetto è stato abbandonato ancor prima di realizzare Sorry Angel. Una sera d'estate, trovandomi ai margini del lago di Ginevra per uno spettacolo teatrale, ero libero da ogni pensiero su un mio eventuale nuovo lungometraggio quando sono incappato nella visione di L'orribile verità di Leo McCarey, in cui Irene Dunne e Cary Grant interpretano due coniugi che si riscoprono la sera prima di divorziare. Mi sono allora balzate alla mente molte domande sulla crisi coniugale e sul modo in cui era stata raccontata al cinema. E quella stessa sera ho cominciato a scrivere la mia nuova storia, con una certa dose di impazienza e buonumore, riprendendo alcuni elementi della vicenda cassata anni prima. Proust diceva che "gli scrittori che ammiriamo non possono che farci da guida" e lo stesso credo che valga per i registi: per tale ragione, mentre scrivevo e poi dirigevo L'hotel degli amori smarriti, ho visto e rivisto i film di Sacha Guitry, Ingmar Bergman e Woody Allen. Senza saperlo, hanno finito tutti con l'influenzarmi e regalare qualche cosa al mio lavoro".
"Desideravo che L'hotel degli amori smarriti - ha proseguito Honoré - esprimesse in modo sentimentale e testardo il mio attaccamento al cinema di finzione, a un modo di lavorare in cui il verosimile è più importante del vero. Per me, la finzione equivale a un incantesimo: è come farsi trasportare in una magica danza dai passi dimenticati. Lasciandomi andare alla magia, prendo possesso degli strumenti preziosi che mette a disposizione la scrittura, delle metafore e dei trucchi della messa in scena. Nabokov asseriva che definire una storia come una storia vera equivale a insultare sia l'arte sia la verità. Volevo che la mia storia fosse più un racconto coniugale che un rapporto sulla coppia. Quanto in una coppia dura l'amore? Questo è stato il mio punto di partenza. Ho immaginato una donna, Maria, che una notte ha la possibilità di vedere come la gente che la circonda è molto più di quello che lei crede, a partire da suo marito Richard. Come per magia, vede il marito com'è diventato ma anche com'era quand'erano fidanzati e quando era adolescente e lei non lo conosceva ancora. Ha modo di incontrare anche Irene, la sua rivale in amore, colei con cui dovrà in qualche modo continuare a confrontarsi. E vede anche Asdrubal, il suo giovane amante, e poi tutti gli altri amanti, elencati dalla nonna e dalla madre, e persino la Volontà in persona. Come un sole, Maria vede orbitare intorno a lei tanti pianeti che non smettono di moltiplicarsi e di raccontarle come hanno sofferto per lei, per la sua libertà e i suoi desideri.. E la spingono a cercare una via di fuga da quella che è a tutti gli effetti un'invasione. In pratica, ho messo in scena un escamotage per mostrare il modo in cui trova una soluzione a tutte le cose che la preoccupano: L'hotel degli amori smarriti è dunque un film su un personaggio che pensa".
Il cast
A dirigere L'hotel degli amori smarriti è Christophe Honoré, regista e sceneggiatore francese. Nato a Carhaix nel 1970, Honorè sin da adolescente è stato un appassionato di cinema e letteratura. Ha studiato Lettere moderne e Cinema in Bretagna prima di cominciare la sua carriera come autore di libri per bambini… Vedi tutto
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- Premio miglior interprete Certain Regard a Chiara Mastroianni al Festival di Cannes 2019
Commenti (6) vedi tutti
Simpatico ma piuttosto banale. Voto: 3 stelle (2024)
commento di robynestaChambre 212 cinema sperimentale, una commedia godibile e raffinata da vedere.
leggi la recensione completa di claudio1959Commediola fantasiosa, troppo chiacchierata quanto inutile. Qualche scena interessante c'è ma non basta per non annoiarsi.
commento di gruvierazIl regista Christophe Honoré osa moltissimo, parte al fulmicotone con dialoghi spumeggianti e serrati e prospettive visive da trapezista, ma poi si perde in un incedere narrativo tortuoso, una sorta di Inception - si parva licet - in sedicesimi, confinato nella stanza di un albergo trasformato in spazio teatrale.
leggi la recensione completa di barabbovichSceneggiatura prolissa con i fantasmi del passato che confonde ed annoia.
commento di ferniTanta verbosita',pochi fatti e tanta confusione,brava la Mastroianni,ma non basta.
commento di ezio