Regia di Yves Boisset vedi scheda film
Nel 1972 Gian Maria Volontè era all’apice della sua carriera. Le sue interpretazioni erano uno spettacolo dopo l’altro: tra il persuasivo Enrico Mattei de “Il caso Mattei” di Rosi, il redattore reazionario di “Sbatti il mostro in prima pagina” di Marco Bellocchio e il laconico “Lucky Luciano” ancora di Rosi, infilò il carismatico leader socialista di un ipotetico paese del Nord Africa, riconducibile al politico marocchino Mehdi Ben Barka, ucciso pochi anni prima a Parigi.
Il Sadiel di Volontè è un bel personaggio sobrio, rispetto alla media di sue interpretazioni dell’epoca, sofferente perché in esilio. Ricorda il Moro stritolato psicologicamente dalla prigionia e dagli eventi del film di Ferrara. In tre sequenze di dialogo/confronto esplica la sua personalità con tre personaggi opposti e differenti quali l’amico Darien di Trintignant, il nemico Kassar di Piccoli e l’ex allievo di Denis Manuel. Nel primo sentiamo le radici proletarie che contribuirono all’esigenza di riscatto e formazione dell’uomo politico pronto a tornare in patria per liberare il popolo; nella seconda il duro confronto con Kassar, al quale chiude ogni apertura con la forza degli ideali contrapposti alla violenza della proposta; nella terza avvertiamo il cuore e la nostalgia.
“L’attentato” è, innanzitutto, scritto molto bene, nella sceneggiatura di Ben Barzman, Basilio Franchina e i dialoghi di Jorge Semprun ed è diretto con determinazione da Yves Boisset. Un giallo serrato e a tratti angosciante (grazie anche a Ennio Morricone) in cui l’impianto politico-ideologico è meno ingombrante delle pellicole di Costa-Gavras, qui il regista francese smorza senza diminuire l’afflato di denuncia soffermandosi maggiormente sulle psicologie e il lato umano. Il personaggio interpretato da Jean Louis Trintignant ne incarna lo spirito filmico sopra descritto: ambiguo, tormentato, umbratile, sovragestito. E’ proprio la sovragestione degli eventi che condannerà inesorabilmente i due protagonisti principali: il giornalista ex contestatore e terzomondista costretto a scendere a compromessi, traditore tradito, pentito e sconfitto e Sadiel che si è affidato a lui in nome dell’amicizia e degli ideali condivisi.
Il fascino de “L’attentato” sta pure nelle improvvise fughe e inseguimenti, negli stati di attesa e negli scambi fugaci tra Edith e Darien. Da registrare infine il parterre di attori e facce giuste, contestuali all’atteggiamento ipocrita e sempre tendenzialmente colonialista delle autorità francesi con la complicità di media e servizi segreti: il dittatore con le lenti scure Kassar di Michel Piccoli; il doppio Garcin di Philippe Noiret; il gran maestro di cerimonie marcio Lempereur di Michel Bouquet; l’amerikano Howard di Roy Schneider e ancora Bruno Cremer/Vigneau, Francois Perier/Rouanet, Jean Seberg, Jean Bouise etc.
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