Regia di Elizabeth Banks vedi scheda film
Ispirato dall’omonima serie Tv degli anni ‘70 ideata da Ivan Goff e Ben Roberts, già a sua volte responsabile di una serie di pellicole a inizio duemila con Cameron Diaz, Lucy Liu e Drew Barrymore, gli angeli di Charlie tornano al cinema in una nuova “confezione” firmata prepotentemente da Elisabeth Banks nella triplice veste di sceneggiatrice, regista e attrice (interpreta uno dei diversi “Bosley” del film) e ha come protagonisti i nuovi angeli dalla Townsend Agency che ha conosciuto una enorme espansione ed opera ormai a livello internazionale, con agenzie sparse in tutto il mondo.
La nuova generazioni di angeli debutta nei cinema americani il 15 novembre, con i volti di un’inedita Kristen Stewart, della nuova eroina Disney Naomi Scott e di una sorprendente Ella Balinska accompagnati dalla classe di Sir Patrick Stewart, il vigore di Djimon Hounsou e l’eleganza della stessa Banks, e si dimostra un mix di azione spettacolare, femminismo esuberante, dialoghi spesso brillanti e un buonissimo cast, soprattutto femminile, e con la ricetta spesso vincente di una divertente action-commedy.
Spesso ma non sempre, però.
E infatti il film al botteghino ha deluso. Come mai?
Diciamo subito che Charlie’s Angels rispecchia tantissimo della visione di cinema della sua nume Elisabeth Banks, attrice e autrice che predilige i toni da commedia, specie se spigliata e divertita, molto social e al passo coi tempi, sorretta da una sceneggiatura frizzante e piena di sorprese, capace di intrattenere il pubblico anche grazie a un cast ben assortito e propositivo, dimostrando quindi di non meritare assolutamente la scarsissima attenzione dimostrata dal pubblico in quanto, a parte per il genere delle protagoniste, non mostra niente di troppo diverso rispetto a molti dei film che Hollywood sforna praticamente ogni anno.
Quindi perchè tutto questo insuccesso?
Semplice. Perchè il film non mostra niente di diverso rispetto a molti dei film che Hollywood sforna praticamente ogni anno.
Stando alla sua regista, invece, il problema nasce da una percezione del pubblico per cui questa genere di pellicole viene concepito come esclusivamente maschile e quindi per un pubblico di tal genere e che il successo di pellicole come Wonder Woman o Captain Marvel è tale in quanto appartenente a un genere, quello del cinecomics, costruito esclusivamente per loro.
Ritengo queste giustificazioni per quanto d’ufficio piuttosto scorrette.
Intanto perchè questa pellicola è stata costruita proprio per andare incontro esattamente a tale esigenze, seguendone la scia e ammiccando quindi proprio a quel genere di pubblico nella speranza di attirarne in sala il maggior numero possibile.
Se poi non ci sono riusciti forse è anche colpa di chi a lavorato a una tale impostazione, presumibilmente sbagliata, e quindi anche della stessa Banks.
Inoltre questo non è necessariamente sinonimo di successo (anzi) e sono molti gli esempi a tal proposito.
In secondo luogo il successo di Wonder Woman e Captain Marvel, per quanto ne dica la Banks, è dovuto invece proprio al fatto di essere riuscite a portare al cinema una buona parte di pubblico femminile (cosa che Charlie’s Angels invece non è riuscita a fare) e che è stato proprio questo fattore a permettere a entrambe un successo anche superiore ad altre pellicole, come ad esempio quelle dedicate anche a personaggi maschili molto più radicati nell’immaginario collettivo come Superman, Batman o lo stesso Spiderman, che in teoria avrebbero dovuto godere proprio per qusto di un succeso maggiore.
E a suo ulteriore discapito Charlie’s Angels ha un’impostazione talmente simile, nel tono ma anche nello sviluppo di buona parte della vicenda, alle pellicole dirette da McG che, più che una nuova trasposizione della serie TV sembra più un vero e proprio "remake" (o sequel) di quei film con la conseguenza, specie per chi come me non le ha particolarmente apprezzate, di riproporne non soltanto i pregi ma anche (e soprattutto) i difetti.
E parliamo comunque di un serial che già al secondo capitolo viene interrotta proprio perchè ha già perso l’interesse degli spettatori.
Alla fine quindi il prodotto è sì migliore di quanto avrebbe potuto essere ma non abbastanza da elevarsi da una serie di produzioni in realtà piuttosto mediocri e quindi non abbastanza originale, per tutta una serie di fattori, da riuscire a interessare una grossa fetta di pubblico.
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