Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film
Un uomo torna a casa ubriaco dopo una nottata di festeggiamenti; la moglie è disperata perché quella sera ha un importante ballo e decide di sostituirlo con il primo che trova per strada. La polizia intanto viene ad arrestare l’uomo per gli schiamazzi della notte precedente, ma prende al suo posto l’estemporaneo sostituto, che finisce così in prigione.
Tratto dall’operetta di Johann Strauss – libretto di Carl Haffner e Richard Genée – intitolata Il pipistrello, con una sceneggiatura del regista e del fidato sodale Hanns Kraly, L’allegra prigione è uno dei primi lavori firmati da un giovane, ma già esperto Ernst Lubitsch. Ancora lontano dalla conquista di Hollywood e conseguentemente dalla fama planetaria, in questo periodo il Nostro gira ancora in Germania con un cast di interpreti pressochè fissi e soprattutto con ritmi vertiginosi, licenziando svariati titoli ogni anno; questa pellicola dura pochi minuti più di un’ora e sfrutta pochissime didascalie per i dialoghi, basandosi essenzialmente su un umorismo fatto di ritrattini umani che si appoggiano su facili stereotipi (l’ubriacone irrimediabile, la donna che si lascia comprare con un cappellino nuovo) e qualche gag fisica in odore di slapstick (la condivisione del taxi, la partita a carte). Nulla di eccezionale: il cinema di Lubitsch sarà ricordato per quanto realizzerà successivamente, ma L’allegra prigione rimane comunque ancora oggi un filmettino godibile nella sua semplicità. Fra gli attori si ricordano Emil Jannings, Harry Liedtke, Ossi Oswalda ed Erich Schoenfelder. 4,5/10.
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