Regia di Lucas Belvaux vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 15 - SELEZIONE UFFICIALE
In un paesino rurale della Borgogna, ad inizio anni '90, una donna matura di nome Solange festeggia il sessantesimo compleanno in presenza di quasi tutta la comunità, riunita nei locali comunali delle feste.
Quando in loco sopraggiunge, a sorpresa e tutt' altro che atteso, il corpulento fratello, soprannominato Feu de Bois per il suo carattere sprezzante e propenso ad incendiarsi", la situazione precipita, fino a che i compaesani, esausti, lo allontanano a forza.
Ebbro e confuso, l'uomo finisce per fare danni peggiori a casa di un compaesano di origini algerine, terrorizzandone moglie e prole dopo essere subentrato a forza in casa, e ferendo anche gravemente il cane. Scopriremo, grazie ad un lungo flashback esplicativo, che Feu de Bois sarà ora di certo il matto del villaggio, ma il suo stato psico-fisico alterato ed incontrollabile è dovuto ai postumi di una guerra tremenda a cui prese parte da giovane, a metà anni Cinquanta, a seguito della rivolta algerina che ebbe per conseguenza la Rivoluzione per la liberazione dal colonialismo prevaricante di una Francia intollerante e sfruttatrice.
Il ritorno in regia del bravo, impegnato cineasta belga Lucas Belvaux, tenta di prodigarsi in ritratti di persone ormai mature nei '90, reduci da uno scontro efferato che dimostra, dopo cinquant' anni, di aver lasciato ancora profonde ferite aperte o tutt'altro che rimarginate ai danni di una classe sociale a cui è stata negata la serenità della gioventù, compromessa dall'arruolamento nelle forze predisposte per piegare e soffocare uno scontro efferato ed ingiusto.
Lo stesso che, spesso, che ha indotto anche i più pacati e tolleranti coloni, altrimenti distanti da sentimenti di prevaricazione e vendetta, a provare sentimenti di odio e rancore nei confronti dei ribelli.
Il racconro è giostrato piuttosto bene, soprattutto quello del ricordi giovanili di guerra, mentre la contemporaneità anni '90 patisce un pò della esuberanza carismatica delle tre star coinvolte, tra le quali, in particolare, un corpulento ed oversize più che mai come Depardiieu, finisce per gigioneggiare oltre misura, trasfigurandosi in se stesso, più che nel suo complesso e tormentato personaggio. Ben più in parte, si dimostrano la raffinata Catherine Frot, ed il sempre pacato e ragionevole, mite Jean Pierre Darroussin, impegnato ancora una volta a rappresentare la ragionevolezza, che tuttavia non è esente da proprie colpe, responsabilità od omissioni.
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