Regia di Delbert Mann vedi scheda film
Evidentemente preso da una pièce teatrale,di Terence Rattigan,per la quasi totale ambientazione nella pensione in cui sono raccolte varie esistenze malinconicamente solitarie,"Tavole separate" guadagnò due Oscar,e svariate nominations:si aggiudicarono le statuette David Niven,nel ruolo di un ospite che millanta un passato di guerra,ma solo per mascherare la sua patologica timidezza,e Wendy Hiller,nel complesso ruolo della proprietaria della pensione,che vive turbe d'amore ma con discrezione e dignità inappuntabili. Compongono il resto del cast un'addolorata Rita Hayworth,un virilmente ferito e alcoolico Burt Lancaster,una complessatissima Deborah Kerr vessata da una madre ottusa,possessiva e sottilmente maligna.Il film è un dramma con qualche sfumatura brillante,portata dal personaggio perennemente atteggiato a spensierato e cordiale di Niven,su due storie d'amore difficili, tra una coppia che rischia di non formarsi per la troppa paura di vivere,e un'altra che ha vissuto fin troppe cose dolorose insieme:il tema di fondo è la potenziale inadeguatezza delle persone alla felicità,o al saper riconoscere la caratura dei sentimenti,e la regia di Delbert Mann forse non possiederà ali per soffiare respiro cinematografico alla pellicola,ma ha un garbo raro da trovare mentre indaga su motivazioni e mondo emotivo dei personaggi,e rinuncia a scene madri per giungere ad un finale in cui,forse,ma si resta in una sostanziale incertezza,sono state compiute scelte importanti.Splendidi,gli interpreti:se Niven presta aplomb ed impacciata ironia al proprio personaggio,la Hayworth mostra la fragilità che si annida nel fascino e nella oggettiva bellezza che possiede,la Kerr sa passare dal calor bianco che contraddistingueva la sua moglie del capitano in "Da qui all'eternità" alla tensione soffocata della sua schiava di una madre di odiosa ottusità,e Lancaster alterna con bravura momenti in cui è al perso,ad altri di lucidissimo coraggio.Ed il finale in cui una ribellione ad un moralismo prepotente ed infame si manifesta con una rinnovata apertura al prossimo è un piccolo grande atto di speranza nel futuro.
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