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Le sorelle Macaluso

Regia di Emma Dante vedi scheda film

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La recensione su Le sorelle Macaluso

di Peppe Comune
7 stelle

Le cinque sorelle Macaluso sono ancora molto giovani quando rimangono senza più genitori. Vivono in un appartamento di medie dimensioni in un palazzo alla periferia di Palermo, una casa che per loro diventa tutto ciò che hanno : luogo di protezione e custode dei loro ricordi più dolci. Una casa che ha un terrazzo che da sempre ha fatto da nido ai piccioni. Pinuccia (Anita Pomario, Donatella Finocchiaro e Ileana Rigano) è la più grande ed è quella che si prende le maggiori responsabilità sin dalla giovane età. È anche la più sentimentale delle sorelle e sin dall’adolescenza sogna l’amore di una vita. Katia (Alissa Maria Orlando, Laura Giordani e Rosalba Bologna) è quella con il carattere più forte, pronta a decidere della vita delle sorelle una volta arrivata all’età adulta. È l’unica che si sposerà andando a vivere in un’altra casa. Lia ama molto la lettura (Susanna Piraino, Serena Barone e Maria Rosaria Alati) ed è quella più riflessiva delle sorelle. Maria (Eleonora De Luca e Simona malato) ama la danza e sogna di diventare una ballerina professionista. Coltiva già in giovane età un amore lesbico. Antonella (Viola Pusatieri), invece, è la più piccola di tutte ed osserva rapita le sorelle mentre, ancora giovani, tessono le tele dei loro sogni più belli. Ma un tragico incidente al mare se le porta via troppo in fretta. E da allora la vita delle sorelle non sarà più la stessa. Continueranno a popolare sempre la stessa casa, come i fantasmi delle sorelle che via via non ci saranno più. Negli stessi corpi e con gli stessi vestiti dell’ultima volta.

 

Alissa Maria Orlando, Viola Pusatieri, Eleonora De Luca, Susanna Piraino, Anita Pomario

Le sorelle Macaluso (2020): Alissa Maria Orlando, Viola Pusatieri, Eleonora De Luca, Susanna Piraino, Anita Pomario

 

Emma Dante ha portato il suo teatro al cinema o conduce i film che dirige nel suo universo teatrale ? Questa è una domanda che mi è sorta spontanea sin da quando ho visto il suo primo film, lo “strano” “Via Castellana Bandiera”. E penso che in fondo sia la stessa cosa, perché quello che mi sembra sicuro è che la brava regista palermitana giochi con l'unità spazio-tempo tipica del teatro ma donandogli un vitalismo speculativo che solo la messinscena propria del cinema è capace di offrire. Il risultato è qualcosa di estremamente interessante nel panorama del cinema italiano, una voglia ostinata di essere altro e di andare oltre che non nasce dal compiacimento di apparire "diversa", ma dal sapere di esserlo per naturale originalità di approccio e di stile. Poi i suoi film potranno pure risultare impuri e incompiuti, rimanere nel mezzo tra le buone intenzioni e quelle che effettivamente si riescono a mettere in pratica, ma intanto cercano di percorrere strade alternative rispetto alle solite litanie sulla buona borghesia italiana, in salsa comedy o drama che sia.

Come già succede nel già menzionato film d'esordio, anche ne “Le sorelle Macaluso” (fedele trasposizione cinematografica della omonima pièce teatrale della stessa Emma Dante) l’impianto teatrale portato a stretto contatto con il sole cocente della bella Sicilia rimane una caratteristica abbastanza pronunciata. Il film si divide in tre momenti di vita distinti, che corrispondono alle diverse età delle sorelle e al modo diverso in cui ognuna e disposta a rapportarsi con la vita che cambia. Ogni momento si chiude con la morte di una delle sorelle, ognuna delle quali continua a popolare la casa e la mente di quelle ancora vive, rimanendo ad alimentare rimorsi sicuri e rancori potenziali. Nel primo, quello dell'adolescenza, a prevalere e l'allegria complice e contagiosa insieme delle sorelle, vestite della speranza di vivere la vita più vicina ai loro sogni più belli. Nel secondo, quello dell'età adulta, le sorelle fanno i conti con le rispettive delusioni. Il bene fra di loro è sempre grande, ma iniziano a rinfacciarsi cose che nessuno di loro crede veramente di voler attribuire alle altre. I corpo a corpo si susseguono, dando corso ad una danza ritmica che si nutre di parole e di sentimenti antichi come il mondo. Il terzo momento è quello della vecchiaia, dove le sorelle rimaste fanno i conti con ciò che resta e la casa è diventata una sorta di museo delle ceri tanti sono i ricordi che vi sono custoditi. Una sorta di teatro intimista dove la vita e la morte hanno inscenato una tragedia popolare intorno all'unicità spezzata di cinque sorelle.

A mio avviso, l"aspetto di maggiore interesse del film risiede nel modo in cui Emma Dante mette in scena il rapporto asimmetrico tra il tempo lo spazio. Da un lato, lo spazio inteso come luogo scenico in cui ogni azione si compie rimane (quasi) sempre la casa delle sorelle Macaluso, che cambia d'aspetto solo per il trascorrere degli anni. Dall'altro lato, il tempo scorre inesorabile col suo bagaglio di novità da portare in dote, ma mentre fa sentire la sua presenza attraverso i fisiologici segni del cambiamento, certifica la sua immodificabile fissità nella presenza delle sorelle defunte che conservano il corpo che sempre gli è appartenuto. Nella casa, mentre i morti rimangono una presenza viva, i vivi vedono spegnersi lentamente le loro esistenze. I lutti e sensi di colpa diventano un tutt’uno, mentre i fantasmi che abitano la casa finiscono per rappresentare l'elemento più tangibile per dimostrare quando dolente possa essere stata l’esistenza delle sorelle Macaluso. Perché la vita e la morte diventano un confine tanto sottile da mischiare il mondo di fuori che gli cambia sotto gli occhi con i legami domestici che le tengono legate a quei pensieri tristi che non vanno mai via. Uno spazio dove la disperazione e la speranza, le armonie e le disarmonie, l'amore filiale e i rimorsi per ciò che non si è stati convivono in un identico luogo della mente.

Qualche anno prima, quando le sorelle Macaluso erano ancora delle fanciulle in erba, la porta della loro casa chiuse fuori qualsiasi offesa fatta al loro irrinunciabile orgoglio di donne sole. Ora che sono delle anziane signore e piangono i lutti perché questi sono come i ricordi scolpiti nel cuore, nella casa il numero di piccion che  vi si annidano cresce sempre di più. Intanto, da un buco formatosi in una parete, è possibile vedere l'immensità del mare. Perché il mare è più bello quando appare all’improvviso e può regalare quella pace interiore che le parole non sanno più pronunciare. Soprattutto quando i corpi sono custodi di un dolore che non va più via.

“Le sorelle Macaluso” è un film che odora di popolo, come il teatro militante di Emma Dante.

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