Regia di Emma Dante vedi scheda film
VENEZIA 77 - CONCORSO In tre atti secchi che trasudano sentimento, energia e voglia di vivere nonostante gli ostacoli spesso insormontabili, si consuma la storia di vita, sopravvivenza e passione talvolta frustrata, ma anche di morte, delle cinque sorelle Macaluso.
Ovvero di Maria, Katia, Pinuccia, Antonella e Lia. Cinque donne che già da ragazze, o proprio bambine, si ritrovano ad autogestirsi entro una grande casa che si sgretola lentamente su se stessa, posta sul litorale palermitano, nido irrinunciabile per loro e per le centinaia di colombi che costoro si ritrovano ad allevare per mantenersi, da fornire negli eventi ufficiali come feste e matrimoni, ma addestrati a far ritorno a casa autonomamente dopo l'utilizzo.
E mentre la vita sboccia in ognuna di esse, definendo personalità, tendenze, caratteri e pure vere e proprie latenti follie, il corso degli eventi lascia il suo spesso drammatico seguito, con le disgrazie e le sventure che scandiscono la dipartita, spesso prematura, altre volte fisiologica, di ognuna di loro.
E più la casa che le accoglie perde pezzi, ma non riesce ad allontanarsi, ingombrante e vetusta, dalle loro vite accomodate alla meglio o proprio irrisolte, più il mare pare avvicinarsi fino a cingerle con l'abbraccio terminale che si portò via prematuramente la piccolina di casa.
Da una sua nota opera teatrale, Emma Dante traspone la sua seconda, energica, prepotente avventura cinematografica, che giunge a sette anni dal premiato ed altrettanto folgorante Via Castellana Bandiera.
L'autrice riduce le sorelle da sette a cinque, e suddivide la vicenda in tre atti secchi, nettamente separati, ma pieni di tensione narrativa, per rappresentare con un impeto che sfiora l'esaltazione, la drammatica storia di vita burrascosa, ma appassionata e malinconica, energica e colma di pulsioni, di queste indomabili donne.
Tre atti che partono dalla giovinezza colorata e spumeggiante, smorzando gradualmente i toni ed i colori fino ad arrivare alla grigia cupezza del terzo e ultimo atto.
Donne e sorelle che si azzuffano con veemenza, urlano come matte, esprimendo platealmente e pure volgarmente i loro sentimenti, scegliendo altre volte di celarli finché possono, per poi vomitarli addosso alle altre senza preavviso, con l'energia di uno schiaffo potente e improvviso scagliato a distanza ravvicinata.
Emma Dante al cinema si scatena, ruggisce sentimenti troppo a lungo trattenuti, e riesce splendidamente a far parlare le sensazioni più pure e veraci che eruttano da caratteri forti ed intransigenti, producendo scintille di elettricità ogni volta che questi si incrociano.
E intanto che i sentimenti viscerali e morbosi scorrono fuori a manifestarsi, pure le cose immobili paiono spostarsi, cambiare prospettiva: questa volta non è una strada che, stretta ed oggetto di un degenerato ed egoistico capriccio, si spiana sino a dimostrare quanto inutili e futili sono i capricci di una umanità succube di ingannevoli apparenze e stupidi preconcetti; stavolta è la casa, il nido scrostato e cadente, ma pur sempre affidabile e sicuro, che raggiunge il mare... o viceversa.
Quel mare da cui tutta la tragedia ha avuto inizio.
Le sorelle Macaluso è, a mio avviso, una delle vette artistiche del Concorso di Venezia 77: un film denso di sfumature, di sentimenti che travolgono vite lasciando segni indelebili.
Una storia corale secca, dura, ma emozionante, che la Dante gestisce con un grande piglio di regia, coadiuvata da un cast di tredici attrici meravigliose, utili e necessarie a rappresentare le sorelle superstiti nelle varie tappe del racconto. Tra costoro, tutte straordinarie, mi piace ricordare la più nota tra tutte, ovvero Donatella Finocchiaro, da sempre una delle mie attrici italiane del cuore, se non proprio la preferita in assoluto.
La Dante, nella sua energica e stravagante direzione, utilizza un apporto musicale accattivante e magico, in cui, più ancora della sin troppo plateale ma consona "Meravigliosa creatura" della Nannini, spicca la splendida ed energica "Sognare sognare" di Gerardina Trovato, utile a rappresentare l'energia di quello che si dimostrerà il giorno più bello ed insieme più tragico per le sorelle; non meno potente ed emozionante, solo poco prima, Franco Battiato intona una struggente sua versione di Inverno, di Fabrizio De Andre, arrivando il film a sfiorare il sublime.
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