Regia di Agnès Merlet vedi scheda film
Come banalizzare una vicenda probabilmente straordinaria (quale dovette essere quella di una pittrice del Seicento, esclusa dalle accademie d'arte ed ammessa malvolentieri anche nelle botteghe dei maestri), senza alcun divertimento né ammaestramento. A parte una buona ricostruzione degli ambienti dell'epoca e begli esterni girati nel Parco naturale della Maremma, la regista vorrebbe fare della protagonista un'antesignana del femminismo, come dimostra l'ultima immagine del film, nella quale Artemisia unisce le dita nel famoso gesto delle militanti femministe degli anni Settanta.
Ma, sebbene avverta gli aneliti dell'emancipazione, la giovane pittrice resta prigioniera degli schemi della sua epoca: durante il processo intentato al proprio stupratore, ella difende l'aguzzino ed è ben lontana dal cercare rivalsa castratrice sul maschio prevaricatore.
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