Regia di Stephen Hall vedi scheda film
Hotel irlandese sospeso in un limbo temporale, dove eventi sanguinari si ripetono, con varianti più o meno significative, in un ciclo infinito. Nightshift arriva tardi a trattare un curioso argomento su mondi e/o realtà parallele: molto meglio The cronocrimines, Triangle, Inoperable o Doom room.
Limerick, Irlanda, 2008. All'interno di un hotel avviene un massacro, opera di un omicida che riesce a sfuggire alla cattura.
Dieci anni dopo Amy (Ashleigh Dorrell), collegiale americana in trasferta per studiare, decide di impegnarsi in un nuovo lavoro che possa permettergli di sostenere le spese di alloggio in un appartamento condiviso. Ha trovato un impiego notturno in portineria del Limerick Hotel, edificio riaperto dopo lungo tempo dalla tragedia del 2008. La prima notte Amy la condivide con il collega Adam (Matthew O'Brien) ed è proprio allora che viene a conoscenza degli omicidi avvenuti in passato. Mentre le ore trascorrono lentamente, interrotte dalle sporadiche richieste di un paio di clienti, Amy s'imbatte in Pete (David Collins), un barbone che alloggia nei seminterrati dell'hotel. Nel pieno della notte Amy inizia ad avere incomprensibili incontri: una cameriera che sembra apparire dal nulla anticipa la visione di una donna sgozzata in una camera. Il tentativo di fuggire, dal quinto piano, usando le scale conduce Amy sull'orlo della follia, perché per quante rampe la ragazza tenti di fare si ritrova sempre nel solito punto. In contatto con un walkie talkie, da Adam sente dirsi: "Viene per ucciderti, a meno ché tu non sia già morta." È solo il principio di un incubo senza più fine per la ragazza, che si sviluppa in una dimensione tangente al reale e che coinvolge nuovi ospiti dell'hotel, spettri di vittime (consapevoli o meno d'essere morte) e un assassino insospettabile.
"Non siamo nel mondo reale ma da qualche parte in una via di mezzo." (Pete)
Dopo una serie di acclamati cortometraggi (in particolare Day off, 2016) l'irlandese Stephen Hall scrive e dirige il suo primo film, The night shift, e riesce a trovare la via della distribuzione in USA, Taiwan e nei Paesi Bassi. Evidentemente -fatte le opportune distinzioni di luogo (ospedale vs hotel)- in forte debito con Inoperable e con una recente serie di film che si sviluppano nei dintorni (o all'interno) di un loop temporale, sconfinante in un multiverso tangente, dislocato in altra dimensione (per citare i più riusciti: The cronocrimines, Triangle, Wake up and die, Le morti di Ian Stone, The incident e Doom room).
Il meccanismo funziona, questa volta, solo a metà grazie a un primo tempo convenzionale ma molto ben costruito, con preparazione del contesto "irreale e visionario" nel quale viene a trovarsi la brava protagonista (Ashleigh Dorrell). La scansione oraria (22.00 pm / 06.00 am) rappresenta il lasso cronologico di un ciclo destinato a coinvolgere, in un vorticoso e inarrestabile corso e ricorso, tutti i personaggi, senza via di fuga per alcuno di loro. Nemmeno per l'assassino, figura male tratteggiata, solo abbozzata e prevedilmente identificabile per come, dal secondo tempo in poi, The night shift si fa scontato non meno di quanto possa poi diventare confusionario.
Il tentativo di recuperare nel finale, con irruzione della polizia e Amy sorpresa, forse, in preda ad uno stato allucinatorio, viene presto smorzato dal riavvio del loop che sembra spostare -solo per la protagonista- l'orario di (ri)partenza alle 2.37 am. Peccato per una parte conclusiva un po' troppo improvvisata, perché come scenografie, recitazione e -più in genere- regia, il film appare decisamente curato.
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