Regia di Danielle Arbid vedi scheda film
Una storia banalissima e già vista ennemila altre volte che non dice nulla di nuovo sull'argomento: lei (quarantenne separata con un figlio preadolescente) e lui (misterioso e giovane diplomatico ammogliato di diversi anni più giovane) si vedono solo per fare sesso; lei finisce col confondere il sesso per amore fino a perdere completamente la testa, finché lui non si fa più vedere e la storia finisce. Parlare di amore in questo film non è solo irritante, è blasfemo. Non c'è nulla a parte il sesso. Poi le scene degli amplessi sono ammoscianti, col corpo di lei poco dotato di tette e di peli pubici, ma soprattutto il corpo di lui, quattro peli di numero sul mento, ricoperto di disgustosi tatuaggi fin sulle mani. La scena in cui lei va per qualche ora a Mosca, sola, per respirare la stessa aria di lui, si siede su una panchina nella città innevata, e si rialza col culo asciutto è l'apogeo del ridicolo. Mi vergogno di avere speso due ore di tempo a guardare questa porcheria.
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