Regia di Amjad Abu Alala vedi scheda film
VENEZIA 76 - GIORNATE DEGLI AUTORI Nel Sudan dei nostri giorni, un bambino appena nato viene portato dai genitori, felici ed orgogliosi, presso un santone per essere benedetto. Peccato che questi, nel bel mezzo della cerimonia, gli predìca la morte entro il compimento dei vent'anni. La notizia sconvolge la vita dei genitori:il padre scappa di casa, con la scusa di un lungo lavoro in un paese lontano, mentre la madre--chio cia ed intransigente, sfodera tutta la sua possessivita' in buona fede e sottopone il ragazzo ad un isolamento che lo renda impemeabile di fronte alle disgrazie.
Solo, deriso dai coetanei, Muzamil - questo il suo nome - si dedica ad imparare tutto il Corano pur di fare breccia su qualcuno che sappia vederlo e considerarlo oltre alla fantomatica minaccia o maledizione che lo affligge. Vorrebbe innamorarsi, e quando il primo ventennio si sta per compiere, trova in un personaggio singolare e risoluto di viaggiatore un po' particolare e solitario, l'unico vero interlocutore saggio e disinteressato con cui riuscire ad andare oltre la fandonia che lo minaccia inutilmente da quando è in fasce. Il primo lungometraggio di Amjad Abu Alala funziona e non ricorre a nessuna forma deviata o gratuita di retorica per raccontare l'ennesima storia di arrogante prevaricazione, che si verifica di preferenza ogni qualvolta un individuo viva costretto nel ruolo che la stupidità popolare gli ha affibbiato sulla base di superstizioni o falsi miti.
Il film diviene pertanto un intenso ed accorato inno alla lucidità dell'atto e alla responsabilizzazione di una folla predisposta a credere ciò che gli fa più comodo, senza mai arrivare a pensare a coro che scontano a caro prezzo, il frutto di convenzioni e convinzioni pipolari completamente fuorviate da ignoranza e superstizione.
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