Regia di Jessica Palud vedi scheda film
I protagonisti di Revenir sono i dettagli, percepibili in quei tempi che Jessica Palud, alla sua opera prima, sa disporre lungo il minutaggio fra un dialogo e un altro. Perché la regia è anche sapersi soffermare. Gli occhi incerti di Adèle Exarchopoulos che si guardano attorno per non farsi notare da Niels Schneider, che invece sa bene cosa guardare. Le incertezze degli occhi dello stesso Niels Schneider invece quando deve riconciliarsi con il padre, che invece non lo guarda mai. E soprattutto gli occhi del figlio della Exarchopoulos, che guardano ovunque, sentono qualsiasi cosa e urlano il proprio malcontento. Alla fine Revenir parla della solita storia della solita famiglia disfunzionale - qui forse semplicemente sfigata - nella solita campagna francese. Ma lo fa con i tempi giusti, e non è poco. E anche alla distanza giusta, come quella vicinissima ai volti e alle nuche, tra pedinamenti e dialoghi tutti incastrati fra i volti dei protagonisti. Tensione erotica che si mischia inesorabilmente con la tensione familiare che si mischia inevitabilmente con la tensione drammatica. Tutti ingredienti di un film piccolo ma solido, con nessuna pretesa diversa da quella visibile sullo schermo: raccontare delle persone, e cercare di coglierne alcune verità. Che siano verità insignificanti non ha importanza.
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