Regia di Daniel Schechter vedi scheda film
Festa del Cinema di Roma 2019 - Alice nella città.
Sbagliando s'impara è proprio un bel detto, che però necessità di svariati presupposti.
Tanto per cominciare, il colpevole deve aver capito di essere in fallo e accettare di emendare i propri atteggiamenti. In secondo luogo, anche le controparti devono essere disponibili alla comprensione, non pontificare alla prima occasione e offrire una nuova chance.
Il combinato disposto tra queste posizioni non è comunemente all'ordine del giorno.
La vita, già precaria, del quarantenne Josh (Justin Long) è colpita simultaneamente da una serie di avversità.
Nell'università in cui insegna, è accusato di aver appoggiato e incoraggiato discussioni inappropriate, inducendo una ragazza ad abbandonare il suo corso. A casa, coltiva una relazione sentimentale appena sbocciata con Caterina (Silvia Morigi) e deve ospitare sua sorella (Kate Berlant), in fuga dal compagno. Intanto, suo padre Richard (Jeff Cohen) ha costruito una nuova famiglia, mentre la nonna (Lynn Cohen) mette tutti in ansia per via di un quadro clinico in veloce peggioramento.
Nel giro di pochi giorni, Josh dovrà difendere la sua reputazione e far capire a tutti di essere una persona affidabile.
Safe spaces è un piccolo film - è stato girato in soli sedici giorni e prodotto dall'italiano Andrea Iervolino -, una commedia dei nostri giorni, scritta e diretta dallo statunitense Daniel Schechter.
Come prima cosa, ha il merito di affrontare il pensiero in voga - vedi il #MeToo - riflettendo sulle conseguenze che un utilizzo improprio di un qualsiasi ideale, per quanto sia espresso con intenzioni pregevoli, produce.
Andare controcorrente, senza comunque offendere chicchessia, è stimolante, tuttavia Safe spaces dilata eccessivamente il raggio d'azione, così che anche le tematiche più intriganti finiscono per non avere in dote i tempi necessari per assumere una forma completa e pertinente.
Alla fine, prende maggiormente piede il campo della famiglia, disfunzionale nel suo divenire allargata, con più problemi e meno tempo per le soluzioni.
Dal canto suo, l'esposizione è articolata su dialoghi fitti, principalmente convogliati sul fianco della commedia brillante (più nelle intenzioni che nei risultati), e situazioni ripetute, per gruppi di personaggi e ambienti.
In buona sostanza, Safe spaces spara nel mucchio senza concentrarsi sul potenziale bersaglio grosso, con alcune fustigate ad effetto e congiunture che non portano fieno in cascina.
Sprecone.
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