Regia di Jules Dassin vedi scheda film
In un paese della Corsica il vecchio don Cesare detta legge, Matteo Brigante vorrebbe soppiantarlo ma si limita ad attività goliardiche, un agronomo venuto da fuori intende portare legalità, la moglie di un giudice è in cerca di evasioni, una servetta approfitta della situazione. Un film sfatto, sopra le righe, costantemente alla ricerca di un tono che non trova. I personaggi sono marionette senza spessore: la rivalità fra don Cesare e Matteo Brigante viene solo dichiarata, mai mostrata in atto, e nessuno dei due sembra avere un passato (da cosa nasce il loro potere? perché sono diventati nemici?). La direzione degli attori grida vendetta: più o meno tutti restano abbonati ai propri stereotipi, dalla Lollo eterna bersagliera a Mastroianni seduttore per caso alla Mercouri fatalona. Anche gli intenti sociologici vengono falliti in pieno: ci si limita a sciorinare un po’ di folklore a buon mercato, sfruttando l’ambientazione esotica (peraltro gli esterni sono girati in Puglia). Unica idea carina, il coro dei poveracci che stanno seduti in piazza e commentano i fatti.
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