Regia di Bridget Savage Cole, Danielle Krudy vedi scheda film
Blow the man down, bullies, blow the man down! Blow the man down, bullies, pull him around!
Quel che di ‘sti tempi, ovvero dopo l’avvento della Peak Tv, vale a dire la Terza Golden Age della serialità televisiva (e multimediale), poteva essere una (mini)serie tv espressa lungo un periodo contenuto in due estremi che vanno dalle 4 puntate alla decina di episodi, ecco che invece riesce a dispiegarsi e ad “esaurire” il proprio discorso…
- da una parte il ritorno a casa temporaneo della sorella (“I Used To Be Darker”) minore che sta cercando di affrontare il proprio percorso di studi universitari, e dall’altra la permanenza nel luogo natale della sorella (essendo il set costituito dal Maine, il nome da fare è quello di Elizabeth Strout: “Amy and Isabelle”, “Abide with Me”, “Olive Kitteridge”, “the Burgess Boys”, “My Name is Lucy Barton”, “AnyThing is Possible” e il fresco di stampa “Olive, Again”) maggiore che invece ha avviato una pescheria nel paese di pescatori di Eastern Cove
[una sorta di Cabot Cove abitato da una società matriarcale - in cui, as usual, i fuchi maschi vanno a pesca e “gestiscono” l’ordine costituito, o così piace loro autoconvincersi nel crederlo - che può sembrare incamminata sulla via del tramonto in quanto la linea matrilineare non si dimostra così potente e viva, e gestito eterogeneamente da una schiera di old & not yet old lady espressione di una mescolanza e fusione tra una Jessica Fletcher guardiana della morale (ma eticamente ambigua) e la Kate Ames/Cathy Trask tenutaria di un bordello in “East of Eden” di Kazan/Steinbeck];
e, a far da crasi e cornice alle due caratterizzazioni ginoidi, impegnate fra debiti, prestiti avuti, debiti da saldare e ipoteche, un ritorno a casa temporaneo che lentamente si trasforma in semi/quasi permanente: “the Levelling” -
…attraverso un arco narrativo che percorre lo spazio temporale di un giro e mezzo d’orologio: in meno di un’ora e mezza il film nasce, cresce, confligge, rifulge e si compie.
“Blow the Man Down” è una bella sorpresa e una convincente opera prima nel lungometraggio, dopo alcuni corti ed episodi di serie tv, per Bridget Savage Cole e Danielle Krudy, che - imparata la lezione dei Coen bros. e di Sam Raimi ("A Simple Plan" e "Drag Me To Hell") - scrivono e dirigono in simbiosi.
[C’è solo un momento – inizio mini-spoiler (*al socpetra edl acadever*) fine mini-spoiler – che, se pur gestito bene, al contempo e alla resa dei conti risulta essere troppo programmaticamente legato al meccanismo rodato della suspense con annesso colpo di scena, e troppo affidandosi ad esso risulta un minimo “stucchevole” perché “banale”: s’attende qualcosa di brutto che deve arrivare, e poi arriva un’altra cosa diversamente orribile, ma per l’appunto il punto è che durante lo svolgimento della suspense il colpo di scena diventa prevedibile e in vero eccolo che s’avvera… Tutto ciò è vissuto dal PdV di una persona che assiste per uno “scherzo” del destino alla scena, e in parte il lavoro sull’espressione del di lei viso salva la suddetta scena da una pretenziosità forzata.]
Sophie Lowe (“After the Dark”, “Waiting for the Miracle to Come”) e Morgan Saylor (“HomeLand”) sono bravissime, ed eccellenti sono le prove del cast di contorno, in testa a tutte e tutti Margo Martindale (“Million Dollar Baby”, “Dexter”, “August: Osage County”, “the Americans”, “the Kitchen”), June Squibb (indimenticabile in “About Schmidt” e “Nebraska”, e poi anche in “ShameLess U.S.”) e Gayle Rankin (“GLOW”, “Her Smell”). A seguire: Annette O’Toole, Marceline Hugot, Will Brittain, Skipp Sudduth, David Coffin…
Fotografia: Todd Banhazl. Montaggio: Marc Vives. Musiche originali: Jordan Dykstra e Brian McOmber. Disponibile su Amazon Prime Video.
Musiche non originali (folk traditional sea shanty interpretate per l'occasione a guisa di coro greco punteggiante la storia man mano che si dipana e scorre)...
Go down!, you blood red roses! Go down!
Oh!, you pinks and posies!
Go down!, you blood red roses! Go down!
Trailer...
* * * ¾ - 7½
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