Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
gloria davis deve laurearsi in antropologia e il punto più importante della sua tesi è smontare il mito del cannibal ferox. per farlo però deve recarsi in amazzonia alla ricerca di una tribù spersa nei meandri del polmone verde che si dice, pratichi l'antropofagismo. alla giungla vera e propria, il montaggio filmico alterna la giungla cittadina per eccellenza, e cioè la grande mela. proprio qui è ambientato il prologo e qualche scena qua e là, tra poliziotti corrotti e spacciatori di droga immersi anche loro nella foresta alla ricerca di droga. gloria pensa che il primitivo è violento a causa del colonialismo occidentale che lo sfrutta e lo violenta disboscando i territori in cui vive e lo snatura obbligandolo a scappare in città a fare la fame. giunta finalmente tra il buon selvaggio gloria viene catapultata in un mondo selvaggio ne buono ne cattivo, dove il carnivoro mangia l'erbivoro, e dove il piccolo villaggio è abitato solo da anziani, donne e bambini seduti in cerchio nel centro spaventati e con lo sguardo carico di odio per l'uomo bianco. umberto lenzi scrive seguendo i canoni del filone e crea un prodotto veloce. veloce anche se zoppicante, anche perchè probabilmente credeva che la gente si sarebbe catalizzata sulle cosiddette crudeltà sugli animali. crudeltà che cerco di saltare a piè-pari col fast forward, con tanta sensibilità occidentalizzata e finalizzata al massacro del maiale e del pollame, ma non a quella della scimmietta piuttosto che della testuggine. l'animaletto tenuto legato in attesa che un pitone un pò rallentato faccia il suo sporco lavoro per il cinema è l'esigenza invece del mondo cinematografico che quando sente la parola arte, "mette mano al portafoglio" sicuro del rientro. a distanza di 30 anni prodotti alimentari come questi vengono rieditati in edizioni full-uncut per la gioia degli "estimatori" che di un cinema così estremo e selvaggio sentono una tremenda nostalgia, tanto da rinverdirne i fasti con rifacimenti più o meno "autorizzati". gloria, unica superstite della giustizia cosmica che ha fatto si che la sadica e razionale violenza dell'uomo civilizzato si rivoltasse contro il suo gruppo, riceve onori e lodi per la sua tesi di laurea. scioccata dagli eventi ai quali ha assistito, catatonica riceve gli onori senza emozioni e su quello sguardo triste e svuotato si chiude il film. cinema che a tratti si fa fatica definire tale, cinema patchwork assemblato un pò alla ben'e meglio e che a tratti irrita, cinema per il quale col passare degli anni si perde un pò dell'affetto che si provava quando si era più giovani ed entusiasti. cinema che tentava maldestramente di nobilitarsi con una giusta causa e che forse va visto e basta senza porsi troppe domande. cast di espressività assolutamente scult, a partire da john morghen, all'anagrafe giovanni lombardo-radice, letteralmente fatto a pezzi slowly, ma che smette di digrignare i denti e di sgranare gli occhi solo quando esala l'ultimo respiro. c'è di meglio, ma forse anche di peggio.
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