Regia di Sydney Pollack vedi scheda film
Film simbolo di un’epoca. E ciò non vuol dire sia un capolavoro. Ma di Come eravamo c’interessa fino ad un certo punto constatarne i difetti e le mancanze. È, innanzitutto, una grande storia d’amore che rinuncia all’epica del romanzo d’appendice per adottare i toni più spediti e vivaci delle commedie sentimentali in bilico tra il brillante e il dramma. Quella tra la comunista cruda e pura Katie e l’americano-18-carati Hubbule sembrava un’alchimia impossibile. Eppure la sorta ha voluto diversamente, e quindi siamo spettatori del loro percorso amoroso, dalla conoscenza al college alla fine degli anni trenta, passando per la seconda guerra mondiale, il dopoguerra, la morte dell’amato presidente Roosvelt, il maccartismo con la sua spregevole caccia alle streghe, fino alla campagna a favore del disarmo nucleare.
Tratto dal romanzo di Arthur Laurents, autore anche della sceneggiatura, il film di Sydney Pollack si registra come un’opera sì non sempre armonica, ma soprattutto emozionante e mai sdolcinata, nella quale l’amore è partecipe fondamentale, dove pubblico e privato si sfiorano continuamente. Sono innegabili talune prolissità nella seconda parte, quando l’idillio tra i due appare sereno nonostante la politica, ma la briosa prima parte – con prologo rimasto nella memoria, con Redford che fa jogging e Barbra che manifesta contro la guerra – e il malinconico finale riscattano tutto.
È probabilmente il primo film americano nel quale v’è una comunista come protagonista e si affronta il tema del maccartismo senza pudori – malgrado frequenti censure. Ed è forse uno dei pochi in cui la matrice politica condiziona notevolmente l’armonia di una coppia. La canzone che si ascolta sui titoli di testa è interpretata dalla protagonista è si è meritata un premio Oscar – così come le musiche di Marvin Hamlisch. Se Barbara Streisand è meravigliosa nel suo battagliero e tenace personaggio, Robert Redford – al primo film col futuro compare Pollack – è splendido in un ruolo solo superficialmente “normale”, eppure profondo e combattuto. Il finale, da lacrime, è struggente.
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