Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
74° FESTIVAL DI CANNES – IN CONCORSO
Un ragazzo ubriaco che travolge in auto una passante per schiantarsi contro la vetrata di una casa segna l'incipit del primo adattamento girato da Nanni Moretti, presentato dopo lunga attesa pandemica al 74simo Festival di Cannes.
Tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo, racconta le vicende degli occupanti di una palazzina romana. Una coppia di severi giudici (Nanni Moretti e Margherita Buy) ha la vita sconvolta dall'incidente che apre il film, che vedeva al volante il problematico figlio. Un giovane padre (Riccardo Scamarcio) si angoscia per la temporanea scomparsa della figlia, ritrovata in un parco con un anziano inquilino, la cui nipote cercherà poi di sedurlo. Una neomamma (Alba Rohrwacher) è ossessionata da cupe visioni, mentre suo marito vive un rapporto lacerato col fratello. Purtroppo il film nella prima parte appare come ingessato, sia nella scrittura e direzione, sia nelle interpretazioni, coi protagonisti che recitano in maniera (volutamente?) distaccata, in primis un legnoso Scamarcio e lo stesso Moretti. Margherita Buy e Stefano Dionisi sono gli unici attori a non apparire congelati.
Pertanto, nonostante affronti momenti drammatici nelle vite degli abitanti della palazzina, non riesce a trasmetterne l'impatto emotivo, neppure delle tragedie che lacerano legami familiari, lasciando anche al pubblico una sensazione di freddo distacco.
Se l'opera si riprende nella seconda metà è merito in gran parte di Margherita Buy, il cui personaggio di donna e madre addolorata ma tenace prende via via più spazio. La scena del messaggio in segreteria telefonica che nessuno mai ascolterà è la prima che riesce a commuovermi, aprendo una sezione finale che almeno in parte mi ha riconciliato con la pellicola.
Un film quindi non da stroncare completamente come avevo temuto dopo la prima mezz'ora, ma nemmeno un'opera compiutamente riuscita. Certamente siamo al di sotto degli standard a cui ci ha abituato Nanni Moretti, forse non del tutto a suo agio nel mettere in scena le storie altrui.
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