Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
Probabilmente il film di Moretti meno morettiano. Anche dopo averlo visto dall'inizio alla fine, non riesco a pensare a una scena o a un dialogo che possano evocare "quel non so che" sempre presente nelle opere del regista. Quelle parole che le senti e pensi subito: "Ecco, questo è di Moretti!".
Mi permetto di fare un'analisi personale: quando è arrivato al cinema con i suoi primi lungometraggi, Moretti era un giovane idealista. Le sue critiche sociali non avevano perbenismi nè inibizioni. Anche con gli anni più maturi, quando arrivò Il Caimano, vedevamo l'artista disposto pure a scendere in piazza con i girotondi contro un modo di fare politica preoccupante: un idealismo persistente ed encomiabile.
Oggi Moretti si vaccina, si mette la mascherina, così omologandosi alla peggiore dittatura che l'umanità abbia mai conosciuto, e, invece di scendere in piazza contro il nazipass, si rinchiude nel suo cinema sperando che la gente non sia troppo impaurita dal coviddì per andare in sala. Il Moretti che gridava allo scandalo per il conflitto di interessi di Berlusconi, evidentemente reputa perfettamente normale che un Colao faccia da ministro della Repubblica o che un Draghi faccia il presidente del consiglio imponendo restrizioni dei diritti fondamentali che nessuno potrebbe imporre a mente della Costituzione.
Ecco, ieri Moretti era un libero pensatore che si distingueva, per esempio facendo parlare il suo pupillo di "malgoverno democristiano" (Ecce Bombo), e regalando delle perle. Oggi Moretti è omologato e non può se non dire banalità, raccontate senza alcuna passione, e abbozzare critiche sociali che però sarebbero adatte al mondo descritto dal regime draghista, non a quello reale. Cortei in Italia che vanno ad assaltare centri Caritas con le molotov? Ma dove si sono mai viste scene simili? C'è la polizia che carica con gli idranti donne e bambini perchè si rifiutano di obbedire a leggi naziste... ma dov'è Moretti? Moretti che, in Aprile, andava a intervistare gli esuli albanesi, è andato a intervistare i portuali triestini, per caso?
Com'è che Moretti non si accorge che la Gedi del gruppo Elkann ha quasi un monopolio nel mondo della carta stampata, e che sono gli stessi che fabbricano le mascherine? Com'è che era da gridare allo scandalo per Berlusconi, che plagiava le menti con le sue televisioni, ma se lo stesso lo fanno gli Elkann va bene? Com'è che le collusioni mafiose in politica erano da condannare, ma i leader massoni che controllano l'Italia invece vanno bene?
Ecco, tutto ciò per dire che l'ultimo film di Moretti a me personalmente è piaciuto, mi ha intrattenuto e fatto perfino riflettere su alcune dinamiche umane e relazionali: è un'opera mediamente intimista. Di certo non ispirata, nè rivelatrice di chissà quali verità trascendentali... però si presenta come una fotografia di rapporti interpersonali in continuo divenire...
Se lo si guarda senza particolari aspettative rispetto al regista, si può apprezzare il film e il buon cast. Magari la Buy sembra un po' "cotta", e si sarebbe vista meglio la classica Morante, al suo posto. Scamarcio molto bravo e credibile, e in generale buone prove attoriali. Una fotografia come sempre ben curata e che non delude, e una colonna sonora ben calibrata.
Un ottimo prodotto medio... che avrebbe tranquillamente potuto firmare un qualunque Alan Smithee.
Forse questo film celebra la morte del morettismo, e sembra in effetti l'apice di un procedimento che era iniziato, a mio avviso, da "Habemus Papam". Ora, che l'autore si oppone fieramente a Netflix pur avallando tutto il sistema che c'è attorno e il progetto transumanista che, con isolamento sociale, imbavagliamento e "vaccinazione", vuole snaturare l'essere umano, non si può che prendere atto di un processo di dissoluzione dello spirito critico, e, con esso, fatalmente, la fine di un'era. Peccato.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta