Regia di Benny Safdie, Josh Safdie vedi scheda film
Un film adrenalinico, una vera e propria corsa sull'ottovolante, urlato ed inverosimile Adam Sandler,una di quelle pellicole da metabolizzare per la gigantesca iperbole.Cinema potente...
Si racconta che il gigante Daniel Day Lewis un po di tempo fa abbia telefonato personalmente Adam Sandler,complimentandosi con lui per la multiforme prestazione in questo piccolo gioiello Netflix, parlo di questo per ribadire la cecità dell'Academy Award nei confronti di un attore e di un film che avrebbero meritato piu' attenzione da parte dei giurati del prestigioso premio.
Ma "Uncut gems" non è propriamente quel genere di film per tutti i gusti,talmente è vorticoso e iperbolico,sin dall'inizio si viene sbalzati all'interno di un universo dalle mille sfaccettature, come quel prezioso opale nero posseduto dal cialtronesco Howard Ratner, un gioielliere ebreo patito di scommesse e donne curviformi.
Adam Sandler passa dallo scemotto da commedie demenziali ad una prova attoriale superba, multiforme come i diamanti che possiede e tagliata su misura sul suo fisico da ragazzone cresciuto.Perchè Howard Ratner non è altro che un antieroe infantile,un bamboccione con moglie e figli che sembra provar gusto nel cacciarsi nei guai. Il suo è sicuramente uno di quei personaggi iconici, che rimangono stampati nella memoria,si può amare o odiare ma comunque è difficile da dimenticare.
Come nel film più osannato del 2019 ovvero quel "Parasite" che s'appresta a vincere un Oscar, anche qui è una pietra preziosa il "Deus ex machina" del film, un oggetto talismanico che il narciso Ratner non si sottrae dal mostrare ai suoi sodali in affari ,come fosse un ultimo "giocattolo" della sua collezione. I grezzi diamanti che titolano il film sono dunque come in "Parasite" oggetto di sventure e di fortuna per i suoi personaggi, come il cestista Kevin Garnett,star dell'NBA e cliente di Ratner che qui compare nei suoi panni come energico avventore di "Diamond district", la via dei gioiellieri ebrei presente a New York, un Gran Bazar dei preziosi dove si muove un sottobosco di varia umanità che accompagna il nostro eroe.
Perchè Ratner è un uomo sempre in bilico tra vita e morte,adrenalinico e sempre sotto pressione,una cosa simboleggiata nel vortice iperdialogico che scompone e ricompone i vari pezzi del film,senza un attimo di tregua.I due "enfant prodige" Safdie confezionano dunque una sorta di "turpiloquio" nevrotico,come le sue figure sedotte da un "up and down " consumistico. Il loro mondo liftato e colorato di neon nella splendida fotografia di Darius Khondji è un mondo di mezzo estremamente globalizzato e chiuso ai valori,dove Ratner si muove come una specie di cacciatore di (s)fortune. Non un film banale dunque,ma un opera potente e cervellotica in delle riprese a tratti "Malickiane" ,come quelle iniziali a prova di intestino retto, una pellicola densa comunque di richiami autoriali che chiamano in causa il mondo gangsteristico di Scorsese e l'andamento corale di un Altman o Paul Thomas Anderson.
In mezzo a questo marasma cinefilo s'innalza la figura disegnata dall'ottimo Sandler, un animale predatore di denaro,ma anch'egli predato da usurai e creditori alle calcagne. E' proprio l'andamento corale del film ad esserne un punto di forza, il personaggio di Sandler è circondato da ottimi comprimari come il cognato gangster incerto Eric Bogosian, il suocero affarista Judd Hirsch ,la rassegnata e incazzata moglie Idina Mendel,sino ad arrivare all'amante di Ratner la conturbante attrice esordiente Julia Fox e al tirapiedi Keith William Richard anch'egli esordiente e forse vero e proprio villain del film.Molto curiosi appaiono i ruoli della star dell'Nba William Garnett e del cantante The Weeknd nei panni di se stesso nel clamoroso battibecco che genera col geloso Ratner.
Si rimane comunque dell'idea che un film cosi' vada metabolizzato,una visione non basterebbe per coglierne tutti i segni e i richiami di cui è pregna, un piccolo "gioiello" come quelli di cui sono piene le vetrine del film, dove l'andamento serrato e urlato ci abbaglia e ipnotizza,dove un incessante sonoro ultrapop scandisce i tempi dell'esistenza al limite di Ratner.
Di tutto cio' rimarrà solo l'amara sconfitta,perchè Ratner come spiegato prima appartiene alla schiera dei perdenti,egli ne porta le stigmate,seppur fa parte di una comunità come quella ebraica, settarica ed ovattata, egli subisce il trambusto del suo carattere esuberante, assorbendo tutti gli stilemi e le abbaglianti sirene che la sfacciata ricchezza porta con se. "Uncut gems" termina come inizia in una sorta di tunnel meteoritico e diamantato che lascia costernati,partendo da una minoranza di ebrei "atipici" dell'Etiopia che scavano alla ricerca dei diamanti e giungendo a noi nel viso da schiaffi di un Adam Sandler che si conferma attore di talento,in un film che ci porta sull'ottovolante,un luna Park luccicante al cui giro di arrivo mastichiamo amaro,pur sapendo già inizialmente che un protagonista così non andrà molto lontano.
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