Regia di Leos Carax vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES - FILM D'APERTURA - CONCORSO
Henry e Ann sono due divi carismatici le cui carriere procedono veloci verso l'olimpo delle rispettive specialità che li vedono portavoce più amati nelle rispettive arti.
Due astri dominanti insomma, che si osservano, si piacciono e decidono che non possono non celebrare il mito apparentemente immortale che li incorona quali idoli delle folle, formando assieme la coppia più glamour del momento. Annette, di Leos Carax, si rivela un musical barocco, forte di un innegabile mai matto visivo, ma anche puerile, pasticciato e presuntuoso.
Un po'una delusione ritrovare quel regista dannato, a volte sgradevole, ma quasi sempre magnifico ed indimenticabile a circa dieci anni dal suo esemplare Holy Motors.
Quasi che Carax, conscio della propria fama di autore "maudit", affrontando con la tecnica narrativa del musical la vicenda drammatica dell'amore che consuma e rende l'una vittima sacrificale e l'altro assassino senza controllo per inevitabile sorta del destino avverso, l'autore si possa sentire autorizzato a suffragare una banalità di narrazione e di dialoghi, con canzoni e contorni subito affascinanti ma presto stucchevoli, puntando solo sulla propria innegabile verve di regista talentuoso che sa circondarsi di sfondi e scene opportune e del tutto riuscite, ma con divieto n nulla narrativo che comunica vuoto.
Un vuoto che si propaga e influisce sulla resa di un cast ridotto numericamente al minimo, ma forte di quella che sulla carta appare come la coppia più affascinante e perfetta si possa concepire oggi.
Adam Driver, presenza scenica da attore shakespeariano dal fisico possente e gigantesco, tormentato sino ad una dannazione che lo trasforma in un cattivo suo malgrado, macchiato di una voglia viola che gli si propaga sul volto, già tormentato ed asimmetrico di suo. Le si affianca una incantevole (ma anche a tratti leziosa) Marion Cotillard, diva dal sorriso triste degna di uno spot di un profumo di lusso, qui vittima delle circostanze che la vedono soccombere al fulcro della popolarità.
I due vengono sopraffatti dalla tempesta (anche reale...si fa per dire), ma la tragedia si sussegue tra luoghi comuni ed imbarazzi visibili, confezionata malgrado ciò assieme a qualche scena ben costruita, certo degna della maestria visiva del suo (altrove) eccelso autore.
Tutto ciò visivamente anche potente, non si rivela tuttavia sufficiente a colmare quel senso di irrisolto e la banalità di ritrovarci dentro un tiepido melo canoro infarcito di amour fou da strapazzo e capricci da star.
E l'Annette-pupazzo simil burattino, figlia enigmatica sfruttata per la causa divistica al pari dei pargoli dei Ferragnez, sembra insopportabile solo fin tanto che non subentra la versione in carne ed ossa a sostituirla, la quale, nel suo vorticoso vociare convulso ed ossessivo, ci fa immediatamente rimpiangere il silenzioso ed inquietante mostro inespressivo di pezza che scaturisce dal parto.
Adam Driver, guru muscolare, sexy quanto ostico anche al suo pubblico, "ape of food" predisposto alla dannazione e Marion Cotillard, diva triste della lirica che concede non più che un languido morso da Biancaneve alle mele che le si offrono e soccombe tra i flutti quasi votandosi al sacrificio, sono niente altro che piccoli, inerti personaggi che Carax nella sua scialba tragedia non riesce a rendere esemplari, né nel bene, né tantomeno nel male.
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