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The Lighthouse

Regia di Robert Eggers vedi scheda film

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La recensione su The Lighthouse

di Gangs 87
10 stelle

New England, fine del 1800. Su una remota isoletta su cui si innalza un faro, sbarcano due guardiani. Da subito il più giovane Ephraim Winslow, viene vessato e sfruttato dal veterano Thomas Wake. Tra angherie e misteri celati, resistere per quattro settimane sembra impossibile.

 

Partendo da un elemento comune a non pochi film, l’isolamento, Robert Eggers costruisce un film ricco di riferimenti, non sempre lampanti, che è una goduria sia per gli occhi che per la mente di ogni cinefilo. Decide di utilizzare innanzitutto il bianco e nero, per eliminare qualsiasi elemento di disturbo, in modo da concentrare l’attenzione sui tre protagonisti principali: Winslow, Wake e il Faro o meglio, la sua luce. Scarna i protagonisti alle informazioni principali e li colloca nella narrazione come simboli interpretativi sempre in evoluzione o involuzione.

 

La narrazione parte con una tranquillità quasi soporifera, limitandosi a raccontare l’apatica vita dei due uomini, per poi innalzarsi man mano in un crescendo di sensazioni che sono le proprie di Winslow, interpretato in modo molto più che convincente da un incredibile Robert Pattinson, capace di trasmettere il senso d’angoscia prima e di smarrimento poi che percuote l’animo di Ephraim. Il punto di forza della narrazione è proprio la capacità empatica che la attraversa, capace di catturare lo spettatore fin dalle prime immagini e condurlo in un vortice di sensazioni estranianti ma al contempo coinvolgenti che ne permettono l’apprezzamento totale.

 

L’ambiguità che anima il personaggio di Thomas Wake, che prende vita per forma e capacità di quel gran attore che è Willem Dafoe, sempre sublime a dir poco, è il collante che unisce le sensazioni provate da Winslow con quello che lo spettatore sente senza mai chiedersi se ciò che percepisce sia reale o meno ma lasciandosi andare alla visione in un moto di coinvolgimento assoluto.

 

Tralasciando le innumerevoli spiegazioni e citazioni è lecito invece soffermarsi sul quello che poi si dimostra essere il cardine della narrazione, la riconcorsa alla conquista della luce, che Wake tenta di preservare tutta per se e Winslow insegue fino alla morte che si presenta come la punizione estrema verso colui che non è degno, della luce (della sapienza? Della conoscenza?), ad un certo punto lascia anche sospettare che Wake altro non sia se non un Winslow adulto e maturo, unico conquistatore di un diritto illuminante perché capace di sottostare ai tempi della vita. Laddove la gioventù ricorre a scorciatoie inutili, la maturità conquista diritti percorrendo le consone vie.

 

L’ultimo lavoro di Robert Eggers è molto più di un semplice film è un’esperienza sensoriale e percettiva unica nel suo genere, assolutamente da provare… per credere.

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